mercoledì 1 febbraio 2012

“Un mondo al bivio. Come prevenire il collasso ambientale ed economico” di Lester R. Brown (Edizioni Ambiente) Intervento di Vander Tumiatti

“Un mondo al bivio. Come prevenire il collasso ambientale ed economico” di Lester R. Brown (Edizioni Ambiente)
Intervento di Vander Tumiatti *




Siamo giunti in un momento storico molto particolare, dove il senso dell’urgenza, si fa sempre più pressante e forse necessario. Senso di urgenza che ovviamente abbraccia diversi livelli, politico, economico, sociale, ambientale, interessando sia i micro, sia i macro sistemi. Tra i tanti impegni lavorativi che mi occupano in Italia e all’estero non rinuncio al piacere di una buona lettura su questioni che penso possano interessare a vario titolo la comunità del lettori di opere di pregio e che vogliono “dire” qualcosa. Proprio in questi giorni mi è capitato tra le mani il lavoro edito da Edizioni Ambiente dal titolo “Un mondo al bivio. Come prevenire il collasso ambientale ed economico”di Lester R. Brown  L’autore, che ha  pubblicato numerosi interventi di natura saggistica e una cinquantina di libri, è il fondatore e presidente dell’Earth Policy Institute di Washington D.C. (USA) ed è persona degna di stima e onore, dal momento che per il suo costante apporto alla tutela dell’ambiente ha vinto numerosi premi a livello internazionale, ottenendo ben 25 lauree honoris causa. Il libro, che si legge davvero di getto, è una specie di speciale sintesi che parte dalle sue più interessanti riflessioni su economia e ambiente per arrivare a degli spunti di riflessione notevoli. In effetti da “Un mondo al bivio” Brown non ci si deve aspettare improbabili soluzioni miracolose, in grado di risolvere in linea puramente teorica i mali di questo mondo, ma un momento in cui la parola d’ordine irrinunciabile è “cooperazione”. Un termine che sta a significare che quanto fatto sino ad oggi non basta e non può bastare, in ambito economico ed ambientale soprattutto. Lo scrittore ci dice che è ora di smetterla con i temporeggiamenti, che è giunto il momento di realizzare metodi e strumenti che rappresentino misure decisive per una eco/sostenibilità dei sistemi produttivi, sia in senso particolaristico che in generale. 

E l’urgenza sicuramente c’è, vuoi per i cambiamenti climatici, per la scarsità di risorse idriche, vuoi per la nostra troppo limitata o irrazionale produttività alimentare. Brown illustra quindi il cammino più efficace per produrre energia da fonti rinnovabili, tutelare la resa dei terreni ed evitare il prosciugamento delle riserve d’acqua potabile. Lo fa partendo da una considerazione di fondo: il modello economico occidentale, fondato su concetti come crescita continua ed uso indiscriminato delle risorse non potrà funzionare ancora per molto. Già il “Club di Roma”, fondato nel 1968 dall'imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel, leader politici e intellettuali, aveva focalizzato queste criticità. Il famoso “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, noto come “Rapporto Meadows” (1972), aveva predetto che la crescita economica è limitata dalla disponibilità di risorse naturali e dalla capacità di conversione delle emissioni di contaminanti da parte del pianeta.

E non potrà funzionare, soprattutto per la pressione delle economie emergenti (Cina, India, ecc.). La crescita incontrollata della popolazione mondiale (7 miliardi a fine 2011) e gli attuali modelli di consumo, determinano le condizioni di “Crisi del XXI Secolo” rendendo indispensabile rispondere dando priorità assoluta a una strategia di sviluppo sostenibile globale. Che fare, allora? Lester Brown ha pensato a una via altra, a una nuova economia rispettosa del pianeta che punti a preservare le risorse naturali, a farne semmai un uso (e riuso) intelligente, e che rinunci progressivamente ai combustibili fossili. Alla base del suo ragionamento, che lui definisce “Piano B”, in alternativo al “Piano A” che è quello attualmente e drammaticamente in vigore, vi sono quattro obiettivi prioritari: stabilizzare il clima, stabilizzare la popolazione, estirpare la povertà e ripristinare gli ecosistemi terrestri. Per conseguirli, è urgente abbandonare il modello attuale, basato sui combustibili fossili, centrato sull’automobile e sull’usa e getta. Continuare su questa strada significa andare verso la distruzione degli ecosistemi di supporto della stessa economia, col rischio concretissimo di fare la stessa fine delle prime civiltà (i Maya o i Sumeri, per fare un esempio): ovvero di procedere speditamente verso il declino e poi l’estinzione totale della nostra civiltà.

Ma questo eclettico pensatore – Brown è scrittore, economista e ambientalista - considerato tra i gli opinionisti più influenti del mondo, non si ferma all’analisi del problema oppure alla mera formulazione di ipotesi astratte, tanto salvifiche quanto irrealistiche. Egli avanza invece proposte concrete che, se adottate, potrebbero condurre in tempi sufficientemente rapidi a miglioramenti significativi della situazione. Innanzitutto, egli sostiene, occorrerebbe procedere a una ristrutturazione del sistema della tassazione in modo che  riduca le emissioni di CO2 dell’80% entro il 2020 (uno degli obiettivi fondamentali del Piano): ovvero introdurre una carbon tax mondiale più elevata, compensata da un’analoga riduzione, per le imprese, delle imposte sul lavoro. In questo modo non cambierebbe l’entità complessiva delle imposizioni fiscali, ma si incorporerebbero nella carbon tax i costi derivanti dai cambiamenti climatici globali. Per stabilizzare la popolazione, debellare la povertà e ripristinare i sistemi naturali della Terra la relativa spesa si aggira, secondo Brown, sui 200 miliardi di dollari l’anno. Apparentemente, fa notare l’autore, si tratta di una cifra estremamente elevata, che però corrisponde all’incirca a un terzo dell’attuale bilancio della difesa degli Stati Uniti (560 mld$) e a un sesto di quello mondiale (1.235 mld$). In un certo senso può essere vista come il nuovo modo di intendere il budget della difesa, quello che affronta le più serie minacce alla nostra sicurezza, quali sono quelle che mettono a repentaglio il nostro futuro. Ma non è solo questione di grandi investimenti; quella di Brown è una “everyman’s strategy”, che punta – questa la novità - al coinvolgimento dei singoli individui, e non solo quali persone che responsabilmente effettuano la raccolta differenziata oppure riciclano la carta dei giornali o sostituiscono le loro lampadine a incandescenza con dispositivi più efficienti.

Come? Diventando politicamente sempre più attivi, impegnandosi quotidianamente perché si arrestino gli attuali trend di distruzione ambientale e crescita demografica che minano il nostro futuro. La scommessa è di quelle da far tremare i polsi: salvare la nostra civiltà. Astenersi spettatori, siamo chiamati tutti al tavolo da gioco (si fa per dire) e a puntare, con consapevolezza, determinazione e coraggio, perché la posta non potrebbe essere più alta.

*Fondatore di Sea Marconi Technologies

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