Dall’happy hour all’alcolismo il passo è breve? C’è chi ritiene di sì, almeno per alcuni. L’80% dei 15-24enni beve fuori pasto, spesso all’ora dell’aperi-cena, moda che, partita da Milano ormai 10 anni fa, coinvolge giovani e meno giovani in tutta Italia: a meno di 10 euro si cena con stuzzichini e piatti caldi e freddi, con cocktail compreso nel prezzo. Cocktail che può essere alcolico e spesso è seguito da piccoli “shot” superalcolici.
4 ragazzi su 5 tra i 15 e i 24 anni, insomma, bevono alcolici fuori pasto, secondo i dati di un’indagine del Censis e dell’istituto Doxa, mentre 1 su 5 si dichiara astemio. E tra uomini e donne c’è differenza: gli uomini bevitori sono addirittura 9 su 10, mentre le donne “appena” 7 su 10. “Tutto questo è del tutto normale che accada, dal momento che a Roma, come in tante altre metropoli, gravitano popolazioni eterogenee, pronte a portare usanze e modalità, come quella del piacere del bere, che prima non esistevano”, osserva Michele Contel, vicepresidente dell’Osservatorio permanente giovani e alcool.
Da vent’anni a questa parte, tuttavia, si registra un calo del consumo di alcolici in generale, ma 9 milioni d’italiani – lo annuncia l’Istat – sono a rischio alcolismo. Per gli adulti, si affermerebbe un “consolidamento del consumo moderato”, al contrario per i giovani si starebbe affermando il “binge drinking”, ovvero la moda di mescolare diversi alcolici per sballarsi velocemente. Tra gli under 24, il 59% preferisce la birra, il 50% i vini, il 30% gli alcolici e tra il 30% e 40% gli aperitivi. Rispetto a 20 anni fa, aperitivi e superalcolici stanno conoscendo un consumo più elevato tra i giovani, che rimanevano allora graditi rispettivamente “solo” dal 10% e dal 20% dei ragazzi.
L’allerta per il rischio alcolismo giovanile, insomma, non lascia tranquilli: alla ricerca dello sballo e del divertimento a tutti i costi, si dimenticano gli effetti collaterali che sulla salute e sulla mente l’eccessivo consumo di alcol possono avere. Autocontrollo abbassato, difese ridotte al minimo e un comportamento senza inibizioni sono ciò che i giovani chiedono a “un bicchiere in più”, quello che mette anche a repentaglio la vita di molti, al volante sulle strade.
“Il problema dell’alcolismo giovanile”, spiega la dottoressa Monica Dellupi psicoterapeuta del Team di Psicologo360.it, “non va sottovalutato. È importante che genitori ed educatori siano sensibili a questo argomento e non ignorino i segnali che i figli e gli studenti lanciano. L’abuso di alcolici porta con sé rischio di malattie croniche, invalidità e morte prematura, senza considerare che un consumo incontrollato ed eccessivo di alcol può essere campanello d’allarme di seri disagi psicologici e relazionali che è compito degli adulti non ignorare”. “Come altre droghe l’alcol provoca sia tolleranza che dipendenza fisica, continua la dottoressa Monica Dellupi, “appartiene alla classe farmacologica dei depressori cioè deprime l’attività neurale. Il consumo cronico dell’alcol può produrre danni cerebrali, decadimento intellettivo e deficit sensitivi e motori. Nell’individuo che abusa di alcol la muscolatura cardiaca viene intaccata con aumentato rischio di infarto miocardico, un altro grave rischio è quello di cirrosi epatica, principale causa di morte fra gli alcolisti. E’ molto importante fare attenzione ai segnali che ci mandano i nostri figli ed i giovani in generale, se si verificano episodi di utilizzo frequente di alcol o di abuso è bene cercare di capirne i motivi, di andare ad indagare insieme al giovane il suo stato attuale di vita in modo da prevenire un eventuale peggiorare della situazione e la conseguente ipotetica ricerca di momenti di evasione attraverso l’utilizzo ad esempio dell’alcol.”
Se pensate temete che vostro figlio abbia la tendenza a bere troppo, potete contattare psicologi e professionisti competenti sul tema dell’alcolismo giovanile attraverso il nuovo servizio di consulenza psicologica online Psicologo360. Il servizio consente di interagire via web (chat, e-mail o videochiamate) con un esperto del settore per un orientamento in tema di alcolismo e dipendenze, per potersi confrontare su un tema troppo spesso sottovalutato ma dalle gravi conseguenze psicologiche, fisiche e sociali.
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