"...La poesia è una mosca catturata in un bicchiere, che ronza e sbatte contro
il vetro senza fermarsi mai."
Così si conclude la prima silloge del poeta cremonese Guido Mazzolini, dal
titolo "L'Attimo e l'Essenza" e davvero questa metaforica mosca continua a
ronzare senza sosta.
Continua così la conoscenza di questo nuovo autore, voce interessante e
potente nel panorama letterario.
"Tutto ciò che posso dire", pubblicato da Sangel Edizioni è il secondo lavoro
di Mazzolini e ruota attorno al concetto della parola come generatrice di
emozioni.
La prefazione infatti racconta di un'umanità primordiale che riceve in dono un
prezioso regalo: l'espressione; proprio attraverso il "linguaggio
dell'inesprimibile" Mazzolini svela la capacità evocativa del suono,
considerando la parola, il sacro "logos", una chiave per accedere a dimensioni
nascoste nel profondo dell'anima.
La "deità" dell'uomo (Domani scorderemo/di essere stati simili agli
dei/tratteniamo oggi una tenerezza acuta/che possa ricoprire ancora/le nostre
ombre disperse.) è un regalo quasi
immeritato, ecco che il poeta torna ad essere una figura "maledetta"
condannata all'espressione (Appartengo a una stirpe maledetta/behemot caduto
nel diluvio/agli albori di un'umanità imperfetta/troppo simile all'avvoltoio e
al lupo.) ma sempre giustificato dalla propria umanità (Il poeta invece è
soldato solitario/drizza la prua verso un oceano aperto/il
suo è un vascello di parole e follia abbacinante...).
La ricerca del significato più evocativo dell'espressione è lo scopo
principale della poesia, "Tutto ciò che posso dire" si svolge pagina dopo
pagina per raggiungere questo traguardo. Ambizioso ed irreale. Delirante e
senza fine.
Nessun commento:
Posta un commento