PREAMBOLO
Un mese fa, insieme al giornalista Marco Bazzichi, avevo ripulito la stazione Borgonuovo di Prato da svastiche, croci celtiche e scritte razziste. Questo il video "Sporche Svastiche":
http://www.youtube.com/watch?v=ASNciTC2ONg
IL FATTO
In seguito ho ricevuto attestati di solidarietà e affetto, per avere ripulito un muro ma soprattutto dato un segno di decoro civile. E ho ricevuto alcune email di insulti e diversi commenti pesanti.
"SAVERIO TOMMASI NON CI FERMERAI". E DUE SVASTICHE.
Infine, sul pavimento della stessa Stazione di Borgonuovo, a Prato, è comparsa una scritta: "Saverio Tommasi non ci fermerai". Firmata con due svastiche. Guarda il video:
http://www.youtube.com/watch?v=Z2mM6xlrt2w
Agli autori della scritta ho deciso di dedicare una lettera.
Mi rivolgo a voi, per i quali non provo né rabbia né rancore, ma affetto. Come potrei provarne per un fratello nel momento dell'errore.
Mi rivolgo a voi, che probabilmente siete maschi. E che probabilmente siete giovani.
Vedete, io sono fortunato. Fortunato perché è capitato anche a me che qualcuno, un giorno, abbia provato a convincermi che "Auschwitz non è mai esistito", che "i campi di concentramento sono un'invenzione della lobby ebraica", o che comunque "se li avessero bruciati davvero tutti sarebbe stato meglio". È capitato anche a me, dicevo, ma io, fortunatamente, quel giorno, avevo già gli anticorpi. Ero grande. Avevo studiato. Avevo già visto le centinaia di scarpe conservate nel campo di concentramento di Auschwitz, alcune di bambini piccolissimi. Scarpe tolte prima delle docce a gas. Io, quel giorno che qualcuno mi disse "la storia la scrivono i vincitori, per questo dipingono fascismo e nazismo come male assoluto", sapevo che quelle frasi erano bugie, e ho potuto reagire.
Io sono stato fortunato, quel giorno. Tutto qui. E non credo che sia colpa vostra se oggi voi, ragazzi, fratelli miei, vi riconoscete in quelli stessi simboli che io, con i mezzi della cultura e dell'informazione, cerco di raccontare nel loro errore e nei loro orrori.
I campi di concentramento sono esistiti ed erano la soluzione finale per ragazzi e vecchi, donne e bambini ebrei, zingari, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici, invalidi. Milioni di persone rinchiuse, violentate, annientate nell'anima e private nel (e del) corpo. Persone che avevano probabilmente i miei stessi sogni. E probabilmente anche i vostri: una persona da amare, un buon lavoro, degli amici con cui confidarsi e confrontarsi, camminare a fianco intrecciando risate e condividendo emozioni. Sono anche questi i vostri sogni, dico bene?
La differenza fra noi sta solo in uno scarto di fortuna che voi non avete avuto. Non so in quale momento della vostra vita. Forse a scuola, forse in famiglia. Forse un trauma. E a un certo momento avete pensato che respingendo lo straniero e urlando la propria rabbia vi sarebbe stato possibile riappropriarvi della vostra vita. E forse vi siete già accorti che questo non basta, e non è possibile. Non dà felicità.
Non esisterebbe straniero, se riuscissimo ad abbattere le nostre frontiere mentali.
Se a Prato le fabbriche chiudono non è colpa dei cinesi, ma di una società che antepone il profitto alle persone, indipendentemente dal paese in cui queste persone sono nate.
Dubitate di chi dice di credere in voi e vi usa come galoppini, come voti elettorali, considerandovi nella sua mente fessacchioni da abbindolare. Voi siete intelligenti, non siete fessacchioni, ma stanno tentando di fregarvi. Stanno rubandovi l'adolescenza e la giovinezza rendendovi impauriti e ricattabili. Non pensate che sia tardi, la vostra vita è appena iniziata. Non è mai tardi per praticare la giustizia, l'uguaglianza, la libertà.
Perdonate il mio tono da fratello maggiore, perdonatemi se l'avete sentito pesante. Ma vi prego, ascoltatemi: cercate su internet le immagini di Auschwitz, respiratene l'orrore; cercate su youtube le interviste ai sopravvissuti dei campi di concentramento, guardatele, e sarete voi per primi a seppellire la svastica nella spazzatura della storia.
Grazie per avere letto fino a qui, un saluto di speranza,
Saverio Tommasi
http://www.saveriotommasi.it
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