mercoledì 20 ottobre 2010

Comunicato stampa "IL BAMBINO CHE SOGNAVA I CAVALLI"

 

COMUNICATO STAMPA


Il bambino che sognava i cavalli

779 giorni ostaggio dei corleonesi


"Ho appena finito di leggere il libro.

Mi ha preso, è terribile e struggente, e anche ben documentato.

Mi piacciono la chiarezza della scrittura e il ritmo della narrazione".

Vincenzo Cerami


Giuseppe Di Matteo era un bambino come gli altri, sorrideva speranzoso alla vita e amava i cavalli. Troppo piccolo per avere qualche colpa. Il suo peccato originale: essere il figlio di Santino Di Matteo che, dopo le bombe che costarono la vita a Falcone e Borsellino, cominciò a collaborare con lo Stato.

Fu il primo collaboratore a rivelare i retroscena delle stragi.

Le sue dichiarazioni provocarono una svolta, lo Stato messo all'angolo dagli omicidi dei suoi servitori cominciò a reagire portando duri colpi a Cosa Nostra e mettendo in carcere centinaia di mafiosi.

Fu una stagione memorabile che vide la gente in prima fila contro la mafia, a fianco delle istituzioni che infliggevano dure sconfitte all'organizzazione.

La storia del bambino rapito dalla mafia la conoscono tutti, ma pochi sanno i fatti che stanno dietro questo terribile avvenimento. Si ricorda genericamente l'episodio, ma non si sa come è avvenuto, e soprattutto perché.

In libreria dal 26 ottobre, la docu-fiction racconta per la prima volta tutta la vicenda del piccolo Giuseppe Di Matteo, rimasto nelle mani dei mafiosi per più di due anni. La storia di Giuseppe, la sua tragica fine – ucciso e "cancellato" in una vasca di acido – quella della sua famiglia, i ricordi della madre, Franca, il racconto di suo padre, Santino, l'organigramma mafioso, i meccanismi che muovono l'esercito della mafia costituiscono i tasselli principali del lavoro di Pino Nazio, giornalista, autore del programma di Raitre "Chi l'ha visto?", nel suo romanzo-verità: "Il bambino che sognava i cavalli".

Una verità crudele tant'è che l'autore ha scelto di lasciare chiuse le pagine di un capitolo: quello che racconta l'assassinio del bambino e la raccapricciante distruzione del corpicino. Un capitolo chiuso che il lettore potrà sfogliare, se sarà in animo di farlo, o lasciare intonso, passando al capitolo successivo senza che il pathos della narrazione ne risenta.

"Quando sono arrivato a dover raccontare la parte in cui uccidono il bambino- dice Nazio – è stato, uno dei momenti più drammatici. Non riuscivo a scriverlo. Ho preso gli appunti e ho pregato una mia cara amica di riordinarli, lei li li ha rimessi assieme e stesi in forma un po' più organica. Una volta riavuto materiale sono riuscito a lavorarci su, come se mi fossi staccato da una storia così drammatica".

Il romanzo-verità di Pino Nazio, realizzato in oltre due anni, nasce non solo da una lunga serie di incontri con il pentito Santino Di Matteo, ma anche da colloqui con i magistrati che si sono occupati del caso, degli avvocati che sono stati a contatto con gli assassini, da minuziose ricerche tra carte processuali che sembravano dimenticate e che oggi rivelano nuovi indizi per ricostruire quel periodo e fare luce su aspetti misteriosi degli attentati di Capaci e via D'Amelio.

"Il bambino che sognava i cavalli" è dunque uno spaccato sulla mafia, sui suoi intrecci con la finanza e con la politica, sulla cultura e sulla mentalità che ancora oggi condiziona una parte del Sud. Il tentativo dell'autore è quello di non ricorrere alla forma del libro-inchiesta, per inoltrarsi sul terreno del romanzo, della fiction, che – pur mantenendo una totale fedeltà ai fatti - coinvolge il lettore in un crescendo di avvenimenti che finiscono con la sconfitta dei corleonesi di Totò Riina.

Giuseppe Di Matteo è il simbolo della fine della mafia stragista e più sanguinaria, che ha contribuito a infliggere agli uomini del disonore decine e decine di ergastoli, a rompere il fronte dell'omertà che proteggeva Cosa Nostra, a infondere nella gente rabbia, indignazione e voglia di spezzare antiche, invisibili, catene.

Se la lotta per la legalità in Sicilia oggi è più incisiva, lo si deve al lavoro di coraggiosi magistrati e appartenenti alle forze dell'ordine, di giornalisti e testimoni, ma anche al piccolo Giuseppe Di Matteo, giustamente definito "il bambino che ha sconfitto la mafia".



Pino Nazio (Roma, 1958) è sociologo, giornalista, ha diretto per 7 anni i canali satellitari di Unire Tv, attualmente firma il programma di Raitre "Chi l'ha visto?", per il quale si è occupato - tra l'altro - del rapimento di Emanuela Orlandi, l'omicidio di via Poma e quello di Maurizio Gucci, la banda della Magliana, la strage di Ustica, la banda della Uno bianca .

Ha ideato e realizzato per la tv oltre mille servizi, spot, documentari e reportage, in Italia e all'estero. Si è occupato di campagne di pubblicità sociale e di ricerche sul rapporto dei bambini con mafia, televisione, politica, alimentazione. Ha scritto diversi saggi sulla comunicazione: "Le parole della tv", "Il manuale del giornalista televisivo", "Chi è della tv". Questo è il suo primo romanzo.


Santino di Matteo (Altofonte 1954) è stato un soldato dei corleonesi, per conto dei quali ha commesso dieci omicidi. E' stato arrestato e ha deciso di collaborare con la giustizia, aprendo la strada per arrivare alla verità sulla strage di Capaci.

Dal 1993 vive sotto falsa identità in una località protetta.

Roma, 13 Ottobre 2010




pp. 392

19,50



Ufficio Stampa

Serena Pieralli

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