lunedì 30 agosto 2010

Interrogazione a risposta in Commissione:Quando il ministro assumera' nuovi educatori,psicologi e agenti?




Interrogazione a risposta in Commissione:


GHIZZONI, MIGLIOLI, LEVI e SANTAGATA.

- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

la giunta regionale dell'Emilia-Romagna ha presentato alla commissione assembleare la relazione annuale (maggio 2010) sulla situazione penitenziaria in Emilia-Romagna, come previsto dall'articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2008;

nella relazione vengono fornite informazioni sulla situazione penitenziaria a livello nazionale e regionale, evidenziando il problema del sovraffollamento, l'utilizzo di misure alternative alla detenzione, i principali interventi per il reinserimento sociale delle persone in area penale e gli interventi in campo sanitario;

al 31 dicembre 2009 in Emilia-Romagna erano presenti 4.488 detenuti con un tasso di sovraffollamento rispetto alla capienza regolamentare di 2.408 detenuti, del 186,37 per cento;

alla casa circondariale di Piacenza, all'ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, alle carceri di Modena, Bologna e Ferrara, i detenuti sono più del doppio. Negli altri istituti penitenziari (Parma, Forlì, Rimini) il numero di detenuti supera di un terzo la capienza regolamentare. Il problema più grave rimane per il carcere di Bologna che, con una capienza consentita di 494 persone ne ospita 1.147;

secondo una recente dichiarazione del provveditore regionale Nello Cesari la difficile situazione in cui si trovano le carceri dell'Emilia-Romagna sarebbe dovuta a passati errori di natura strategica, all'introduzione di nuovi riti processuali, al conseguente allungamento dei tempi di celebrazione dei processi, e alla crescita esponenziale delle detenzioni di tossicodipendenti e clandestini;

l'Emilia-Romagna è l'unica regione d'Italia con un dato di presenze superiore di oltre il 100 per cento rispetto alla capienza; inoltre, benché il trend di permessi e autorizzazioni a scontare la pena fuori dalle prigioni non sia completamente negativo risulta ancora di molto inferiore alle necessità per contribuire a risolvere il grave problema del sovraffollamento;

l'Emilia-Romagna è agli ultimi posti in Italia anche per il rapporto tra numero di detenuti e agenti di polizia penitenziaria. Gli agenti effettivamente operanti al 31 dicembre 2009 erano 1.710, in pianta organica ne erano previsti 2.401, rispetto

ad un organico assegnato di 1.990, fatto che rivela una carenza del 28,8 per cento degli organici previsti. Riguardo agli educatori, oltre ai 26 presenti nell'anno 2008, presso gli istituti penitenziari a metà anno 2009 ne sono stati inseriti, a seguito di assunzione, altri 11;

le condizioni di vita in carcere sono allarmanti, si registrano episodi di aggressioni, violenze, autolesionismi e persino suicidi fra i detenuti, oltre a fenomeni di grave disagio tra il personale che opera negli istituti penitenziari. È da sottolineare che ogni anno, dal 2007 al 2009, pur non variando sensibilmente la capienza regolamentare, la capienza tollerabile è aumentata, ma è aumentato sensibilmente anche l'indice di sovraffollamento, arrivando a circa il 35 per cento in soli tre anni. Un dato che conferma l'andamento nazionale è l'incremento delle custodie cautelari a carico soprattutto dei detenuti stranieri, che aumenta proporzionalmente all'aumentare del totale della popolazione detenuta;

al 31 dicembre 2009 negli istituti penitenziari della regione sono presenti 2.361 stranieri superando così il 52 per cento dei detenuti e in alcuni istituti si supera il 60 per cento. In Emilia-Romagna, nonostante le difficoltà, vi sono soggetti stranieri, con o senza permesso di soggiorno, ai quali è stato concesso di fruire di una misura alternativa al carcere;

i detenuti residenti in regione si attestano su una percentuale di poco superiore a quella del 2008, con una netta diminuzione percentuale però rispetto all'anno 2007. Infatti, poco meno del 60 per cento (2.626 detenuti) dei detenuti presenti nelle carceri è residente sul territorio regionale. Il dato della residenzialità dei detenuti è rilevante perché il percorso di inserimento sociale è agevolato dal trascorrere la pena nel territorio di riferimento;

per quanto riguarda la posizione giuridica, in Emilia-Romagna risultano condannati in via definitiva 1.882 detenuti, il 41,9 per cento a fronte di un dato nazionale del 51 per cento, mentre 2.156 sono imputati in attesa di giudizio, il 48 per cento a fronte del 50 per cento (2.230) del 2008, gli internati si assestano sul 10 per cento della popolazione carceraria, come nel 2008;

tra la popolazione detenuta, anche per quanto riguarda gli stranieri, sono prevalentemente detenuti definitivi che possono beneficiare dei progetti trattamentali previsti per legge. Infatti per non definitivi, pur permanendo in istituto per un periodo relativamente lungo a causa dei già citati lunghi tempi della giustizia, non è possibile attivare percorsi rieducativi e di reinserimento nella presunzione di non colpevolezza;

per quanto riguarda le tipologie di reato ascritte ai detenuti, i dati regionali vedono i reati contro il patrimonio al primo posto, per i detenuti italiani con il 31,14 per cento (il 18,082 per cento per gli stranieri). I reati contro la persona sono la seconda causa di carcerazione per il 18,50 per cento dei detenuti italiani (il 3,98 per cento degli stranieri). Il 31,34 per cento dei detenuti stranieri è in carcere per reati contro la pubblica amministrazione, mentre il 23,01 per cento per reati legati alla droga contro il 10,24 per cento dei detenuti italiani;

la cosiddetta «legge stranieri», la legge n. 94 del luglio 2009, che contiene tra l'altro restrizioni sulla condizione giuridica degli stranieri con l'inserimento del reato di clandestinità, ha portato in carcere il 6,36 per cento dei detenuti stranieri, con un incremento rispetto all'anno precedente;

per quel che riguarda la condizione lavorativa dei 1.232 detenuti rilevati (il 72,5 per cento non è stato rilevato) solo 419 (34 per cento) risultano avere un'occupazione, 675 risultano disoccupati (circa il 55 per cento) e 39 in cerca di occupazione, quindi poco meno del 3 per cento della popolazione carceraria rilevata. Questi dati confermano la natura del carcere come contenitore di esclusione sociale. Il lavoro in carcere è un elemento fondamentale di umanizzazione della pena ma prima ancora costituisce un elemento di trattamento. In Emilia-Romagna solo il 38 per cento dei detenuti definitivi che corrisponde al 16 per cento della popolazione carceraria, può beneficiare del percorso trattamentale, ovvero di corsi, attività culturali e formazione. Ancora più basso il numero di detenuti che lavorano non alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria, che si attestano sul 2,25 per cento del totale della popolazione carceraria;

per quanto riguarda le opportunità di lavoro in carcere, per gli stranieri i valori sono inferiori a quelli degli italiani, soprattutto in relazione all'elevato turnover, a testimonianza della difficoltà incontrata dagli stranieri nell'usufruire di un elemento del trattamento penitenziario. Nonostante vengano offerte pari opportunità a tutti i detenuti, solo il 17,16 per cento di essi lavora registrando, tuttavia, un lieve aumento rispetto all'anno precedente (16,8 per cento), solo 20 detenuti non italiani (1,06 per cento) lavorano non alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria (in proprio, per datori esterni, in imprese, in cooperative), in questo caso si registra un calo di circa mezzo punto percentuale rispetto al 2008. Allo stesso modo, più bassa è la partecipazione degli stranieri ai corsi professionali attivati negli istituti. I detenuti iscritti ai corsi professionali attivati nel secondo semestre del 2009 sono in regione il 4 per cento (5,5 per cento nel 2008), e solo l'1 per cento della popolazione carceraria straniera ha avuto accesso ai corsi professionali;

per quanto riguarda le donne detenute in Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2009 la loro presenza è di 159, che rappresenta il 3,54 per cento della popolazione carceraria. Di queste 97, che rappresenta il 61 per cento delle detenute, non sono italiane e provengono per il 54 per cento dall'Europa (prevalentemente da Unione europea, ex Jugoslavia, Albania) il 28 per cento proviene dall'Africa (prevalentemente da Tunisia, Marocco, Algeria, Nigeria), il 9,3 per cento proviene dal Centro e Sud America e solo lo 0,7 per cento proviene dall'Asia. Le detenute in attesa di giudizio sono il 55 per cento, le detenute con pene definitive, che sono 71, complessivamente rappresentano circa il 45 per cento, tra le detenute con pene definitive quasi il 51 per cento ha pene inferiori a tre anni, e il 73 per cento ha una pena residua inferiore a tre anni, eppure solo una minima parte di loro usufruisce delle pene alternative. Solo 3 donne su 91 presenti nelle carceri della regione al 31 dicembre 2009 erano iscritte a corsi professionali, per un totale di 6 donne che hanno intrapreso corsi di cucina e ristorazione, arte e cultura, orientamento al lavoro e pulizia. Sono 24 le donne che lavorano alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria, di cui 14 non italiane;

per quanto riguarda la situazione dei bambini in carcere, in Emilia-Romagna si confermano i dati del 2008: due bambini di età inferiore a tre anni, uno a Bologna e uno a Forlì. Nel corso dell'anno tuttavia ancora capita che alcune madri siano tratte in arresto con bambini i quali trascorrono in carcere qualche tempo. In questi casi di solito, quando previsto dalla norma, il territorio si attiva per fornire soluzioni alternative. La realtà regionale non si discosta molto da quella italiana dove la normativa tende a ridurre il fenomeno dei bambini in carcere;

per quanto riguarda il dato di flusso, gli ingressi dalla libertà di donne in corso dell'anno è di 449, di cui 255 sono gli ingressi di donne straniere circa il 57 per cento, rispetto ad un 58,7 per cento dell'anno precedente;

come viene evidenziato dai dati sopra riportati il sovraffollamento pregiudica di fatto ogni possibilità di percorso riabilitativo dei detenuti, così come previsto dalla Costituzione, e aggrava la condizione sanitaria, causando pericoli di contagi e pandemie. In generale, a fronte di un indice nazionale di sovraffollamento del 149,5 per cento, in Emilia-Romagna si riscontra un indice superiore al 185 per cento, che rende la regione quella con le strutture penitenziarie più sovraffollate d'Italia;

tale situazione rende contestualmente insostenibili le condizioni di lavoro del personale di Polizia penitenziaria, già alle prese con una consolidata condizione di organici sottodimensionati;

nell'aprile 2009, a seguito della riunione della commissione regionale per l'area dell'esecuzione penale adulti, il presidente della regione, Vasco Errani, ha scritto al Ministro della giustizia Angelino Alfano, sottolineando la difficile situazione degli istituti penitenziari dell'Emilia-Romagna e chiedendo un intervento urgente;

il Piano carceri per l'Emilia-Romagna dovrebbe riguardare i 12 istituiti penitenziari. Lo scopo è quello di elevare a oltre 4.000 posti la capienza delle carceri emiliano-romagnole, per questo sarebbero previsti lavori di ristrutturazione e ampliamento delle strutture già esistenti. Tra gli interventi più significativi, il completamento del carcere di Forlì, i lavori di completamento del penitenziario di Rimini, la fine dei lavori al carcere di Parma che vede altri 200 posti, in 4 sezioni. Ulteriori padiglioni nelle varie strutture porteranno 150 posti a Modena, 200 a Piacenza, 200 a Parma, 200 a Ferrara e 200 a Bologna. Di tutti questi interventi, risultano già appaltati quelli di Modena (previsto completamento dei lavori tra un anno e mezzo); a Piacenza si sta valutando la possibilità di una gara d'appalto, mentre tutti gli altri intervenuti sono ancora nella fase di progettazione. Questi numeri, tuttavia, necessitano di ulteriori conferme che, si presume, verranno rese note nel corso del 2010;

la Conferenza regionale «Volontariato Giustizia» dell'Emilia-Romagna ha espresso, in una lettera aperta alle autorità dei vari territori, la preoccupazione per la disastrosa situazione del sovraffollamento delle carceri e, riconoscendosi nelle considerazioni espresse dal Comitato nazionale per la bioetica, con particolare riferimento all'alto numero dei suicidi verificatisi nei primi mesi del 2010, sollecita il Governo perché metta in atto tutti gli strumenti disponibili a promuovere una maggiore applicazione delle misure alternative alla pena;

per quanto attiene alla situazione nella provincia di Modena, al 21 luglio 2010, la pianta organica della polizia penitenziaria prevedeva 226 agenti. Il dato complessivo del personale assegnato contava 188 agenti, compreso il personale distaccato presso le strutture di Castelfranco e Saliceta San Giuliano. Gli agenti effettivamente in servizio presso la casa circondariale di Sant'Anna erano 170, di cui 20 impiegati in funzioni amministrative. Gli agenti, quindi, effettivamente destinati alla vigilanza dei detenuti risultavano 150 a fronte di una popolazione carceraria di 471 detenuti, di cui due terzi extracomunitari;

ad un atto di sindacato ispettivo presentato dall'interrogante sulle condizioni dei detenuti, il personale carcerario e sul piano carceri (4-01762 del 14 luglio 2009) non è stata ad ora data alcuna risposta -:

quali iniziative il Ministro intenda attuare al fine di intervenire sul grave sovraffollamento del sistema carcerario dell'Emilia-Romagna e in particolare dell'istituto di Modena;

se, a fronte della persistente carenza di organico, il Governo non ritenga di prevedere un'ulteriore messa in servizio di personale tecnico (educatori, assistenti sociali, e altri) e di polizia penitenziaria al fine di ottemperare alle attuali previsioni organiche;

quali interventi e con quale tempistica, con il cosiddetto «piano carceri», si preveda di attuare sul carcere di Modena al fine di ovviare all'attuale, insostenibile, sovraffollamento.

(5-03302)

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