venerdì 7 maggio 2010

Lettere e scienze, sull'orlo del divorzio

E’ in atto un divorzio nella famiglia della cultura e, come sempre, ci vanno di mezzo i figli. In questo caso, i figli siamo noi, contesi tra arti e scienze.

Pochi giorni fa ho avuto il piacere di ritrovare un vecchio amico, di cui avevo perso le tracce da tempo. Con orgoglio mi da notizia della sua laurea in fisica sub-nucleare, con tanto di lode. Le congratulazioni sono però amare; il discorso, infatti, termina nella solita querelle des humanistes et des techniques, con un’affermazione esemplare sui diversi percorsi di formazione affrontati: “Se mio figlio studierà qualcosa di umanistico, lo strozzerò con le mie mani”. Un concetto espresso in modo rozzo, sommario e senza troppe precisazioni, che però ci fa capire quanto frivola e poco utile sia considerata l’area umanistica da alcuni professionisti dell’area tecnico-scientifica. In particolare, percepisco nelle loro parole una distorta considerazione delle lettere, identificate con il mondo onirico, dell'irrazionalità e dell'emozione pura, e affrontate, a loro avviso, con un metodo privo di ogni scientificità.

Il divorzio tra lettere e tecnica è un prodotto della cultura occidentale e della formazione eccessivamente specialistica e frammentaria che la contraddistingue. Se però osserviamo da vicino i due macrocosmi dello scibile umano, scopriamo che questi operano secondo metodologie e obiettivi comuni. Consideriamo, ad esempio, la letteratura narrativa o poetica: sono sostanzialmente due gli approcci con cui possiamo avvicinarci al testo. Il primo è una lettura decontestualizzata dell’opera, slegata da informazioni esterne al testo, che di solito affrontiamo per puro piacere ed arricchimento personale. Ognuno di noi ne darà pertanto un’interpretazione propria ed esclusiva, a seconda del proprio background esistenziale. E’ il caso della poesia contemporanea che, esasperando la componente visiva e lavorando per immagini, si presta ad infiniti significati. Il secondo è invece la lettura analitica, che facendo riferimento al contesto storico, sociale e letterario in cui l’opera fu scritta ricerca il messaggio originale dell’autore: un’interpretazione dunque univoca, come quella della Divina Commedia affrontata alle superiori.

Questi approcci sono simili, a mio avviso, a quelli forniti in un qualsiasi corso di formazione scientifica: c’è la ricerca pura, la scienza applicata e quindi l’ingegneria. Prendiamo ad esempio il chimico e l’ingegnere chimico: due ruoli con una preparazione simile, ma finalità molto diverse. Il chimico è lo scienziato puro, che si occupa di stabilire e verificare le leggi universali della chimica, ma senza una applicazione concreta. Il chimico scopre nuovi reazioni e relazioni tra le materie chimiche, proprio come l’interpretazione analitica fornisce nuove informazioni sull’autore ed il suo tempo a partire dal testo. L’ingegnere chimico, al contrario, è colui che trova una finalità pratica alle leggi stabilite dal collega e, dunque, le interpreta in modo personale facendo riferimento al proprio background di esperienze. Ingegneria e la lettura decontestualizzata fanno quindi capo alla soggettività, che, attenzione, non vuol dire operare in assenza di logica e ragione: come l’ingegnere ha a che fare con leggi che non può ignorare, io, scrivendo questo testo, devo sottomettermi alle regole del linguaggio, affinché il mio messaggio possa essere preciso.

Ci sono poi tanti altri esempi utili a sottolineare gli intrecci tra le scienze umanistiche e tecniche: c’è la linguistica moderna di Chomsky e la grammatica generativa, che cerca di stabilire le leggi che regolano la produzione linguistica di un dato tempo e luogo, basandosi non tanto su una grammatica data ma sull’opinione degli stessi parlanti e, quindi, ricorrendo largamente alla statistica; sempre la statistica, applicata alla storia, ha permesso di scoprire una certa ciclicità nell’andamento demografico nella storia, e, quindi, un avvicendamento armonico tra periodi di guerra e carestia e periodi di pace. Allo stesso modo, ricordiamo gli stretti rapporti tra filosofia, nella fattispecie l'etica, e le recenti scoperte nel campo della genetica, senza citare l’importanza che riveste la sociologia nel campo dell’architettura. La querelle, dunque, non è altro che il tentativo di scindere due universi che, in realtà, non operano in modo così diverso, e che perseguono il medesimo obiettivo, ovvero il progresso dell’umanità.

A cura di Andrea Gnoato – Inserimento motori di ricerca