giovedì 15 aprile 2010

FOREIGNERS EVERYWHERE _14.05.010, h 19

 

Stranieri Ovunque
A cura di Claire Fontaine
Artisti Damian Le Bas, Delaine Le Bas, Karl Holmqvist, Stephan Dillemuth, Claire Fontaine
Inaugurazione: 14.05.010, ore 19
14.05.010 - 17.07.010
dal martedì al sabato, ore 12 - 19
T293, Via Tribunali 293, Napoli 

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Stranieri Ovunque è una mostra a cura del collettivo Claire Fontaine che riunisce quattro artisti, gli inglesi Damian Le Bas e Delaine Le Bas, lo svedese Karl Holmqvist ed il tedesco Stephan Dillemuth, il cui lavoro indaga in diversi modi la questione dell'identità e la situazione conflittuale degli stranieri.
 
Stranieri Ovunque tenta di mettere in discussione la legittimità delle identità culturali e geografiche attraverso l'uso di varie strategie estetiche e la costruzione di una lingua straniera all'interno del linguaggio visivo.
 
Il lavoro di Stephan Dillemuth mette in discussione l'economia politica con tutte le sue implicazioni, compresa l'economia dell'esposizione, e l'obbligo di produrre una durevole e riconoscibile forma del gesto artistico. Per questa mostra Dillemuth propone un'emblematica scultura che fa riferimento ad un esperimento di comunicazione extraterrestre. Il lampeggiare di una lampadina cita il codice binario del messaggio inviato nel 1974 dal radiotelescopio di Arecibo[1] verso l'ammasso globulare M13, che consisteva in 1679 'bit' di informazione. Il contenuto del messaggio era composto da varie 'sezioni', ciascuna raffigurante un particolare aspetto della 'nostra civiltà': la loro traduzione visiva è l'immagine del biglietto d'invito della mostra. Il messaggio include i numeri da 1 a 10, numeri atomici, le formule dello zucchero, basi e nucleotidi di fosfato presenti nel DNA, la struttura a doppia elica del DNA umano, l'altezza di un essere umano, la quantità di popolazione umana, lo schema del sistema solare e le informazioni sul telescopio di trasmissione di Arecibo. Martedì 21 agosto 2001 due nuove formazioni sono state raccolte e segnalate nei pressi del radiotelescopio di Chilbolton nell'Hampshire, in Gran Bretagna. Entrambe erano molto imponenti e consistenti in un gran numero di piccoli 'pixel', che se visti dal cielo formavano una forma riconoscibile - a differenza di molte altre formazioni vegetali. Questo racconto dubbio e soprannaturale, può essere letto, nel contesto della mostra, come un inquietante allegoria della comunicazione astratta globale.
 
Karl Holmqvist ha lavorato per molti anni con la performance, il video, il testo e la scultura. Il suo lavoro si occupa in modo originale e sofisticato dei temi della poesia politica e della sua rappresentazione visiva. Holmqvist costruisce un percorso visionario che attraversa gli aspetti più dolorosi e problematici della vita contemporanea, ma tocca anche quell'ambito familiare fatto di canzoni pop e pubblicità. Estraendo meticolosamente tutti i momenti politicamente poetici della vita quotidiana, l'artista si occupa del non rappresentabile utilizzando diversi dispositivi, come la proiezione  di una superficie nera attraversata da sottotitoli in bianco che riportano le parole pronunciate dalla sua voce fuori campo nella colonna sonora. Il video presentato in questa mostra è un suo recente lavoro intitolato 'I'll make the world explode'.
 
Il lavoro di Damian Le Bas si snoda attraverso una psicogeografia immaginaria che viene sovrapposta alla rappresentazione oggettiva dello spazio che si suppone le mappe possano fornire. Nei suoi lavori l'identità grafica dei territori e delle nazioni viene cancellata da dipinti quasi espressionisti, la terra – anche nella sua rappresentazione –  diventa la base ed il supporto dell'opera, e non è altro che una superficie da popolare il più densamente possibile.
 
Delaine Le Bas adotta una singolare pratica di costruzione di rifugi all'interno dello spazio espositivo. Ispirata alle forme e ai materiali di un'architettura zingara spontanea, la sua scultura organizza zone che rievocano i ricordi dell'infanzia ed i sentimenti di una vita vissuta ai margini della vita sociale ed urbana. Delaine lavora con diversi media creando una confusione di elementi vernacolari e gesti sculturalmente raffinati. Aspetti del femminismo sono presenti nella sua pratica che evoca e decostruisce gli stereotipi che circondano le donne zingare.
 
Claire Fontaine, che qui interviene in veste di curatore, è un collettivo d'istanza a Parigi, attualmente rappresentato dalla galleria T293. Claire Fontaine lavora con neon, scultura, pittura e testo, la sua pratica può essere descritta come un continuo interrogativo sull'impotenza della politica e sulla crisi della singolarità che sembrano definire l'arte contemporanea oggi. Per questa mostra presenterà un neon che traduce la frase 'Stranieri Ovunque' in lingua rom.

Nel novembre 2009, questa mostra è stata ospitata dalla Dvir Gallery, Tel Aviv.

[1] Arecibo si trova sulla costa nord di Puerto Rico e presenta un buco naturale nella roccia a forma di disco. All'interno di questa cavità fu costruito il più grande radiotelescopio del mondo, con un diametro di circa 300 metri.
Nel 1974 varie modificazioni sono state apportate al trasmettitore perché incapace di registrare i segnali aventi una potenza superiore ai 20 terawatts (1 terawatt = 1 trilione di watts) e come test inaugurale per queste prove venne deciso dalla SETI di trasmettere un messaggio indecifrato verso il cielo. Il segnale venne rivolto verso l'ammasso stellare globulare M13, stanziato a circa 25 000 anni luce di distanza e costituito da circa 300 000 stelle nella costellazione di Ercole.

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Foreigners Everywhere
Curated by Claire Fontaine
Artists Damian Le Bas, Delaine Le Bas, Karl Holmqvist, Stephan Dillemuth, Claire Fontaine
Opening: 14.05.010, h 19
14.05.010 - 17.07.010 
Tuesday - Saturday, 12 - 19
T293, Via Tribunali 293, Napoli

The exhibition Foreigners Everywhere is a group show curated by the collective artist Claire Fontaine, it reunites four artists whose works deal in different ways with the question of identity and the conflicted situation of the foreigner, the British artists, Damian Le Bas and Delaine Le Bas, the Swedish artist, Karl Holmqvist and the German artist, Stephan Dillemuth.
 
Foreigners Everywhere attempts to question the legitimacy of cultural and geographical identities through the use of different aesthetic strategies and the building of a foreign language within visual language.
 
Stephan Dillemuth's work questions political economy in all its implications, including the economy of exhibition making, giving a lasting and recognizable form to the artistic gesture. He proposes for this exhibition an enigmatic sculpture that refers to an experiment on extraterrestrial communication. The blinking of a light bulb quotes the binary code of the message sent in 1974 from the Arecibo[1] radio telescope towards the globular cluster M13 that consisted of 1679 'bits' of information. The content of the message was comprised of several 'sections', each depicting a particular aspect of 'our civilisation': their visual translation is the image of the invitation card of the exhibition. The message includes numbers from 1 to 10, atomic numbers, the formulas for sugar, bases and phosphate in DNA nucleotides, the double helix structure of the human DNA, the height of a human being, the amount of human population, the schematic of the solar system and information on the Arecibo transmitting telescope. On Tuesday 21st August 2001 two new crop formations were reported near Chilbolton radio telescope in Hampshire, in the U.K.. Both were very impressive looking and consisted of a large number of small 'pixels', which when viewed from the air formed a recognizable shape - unlike many other crop formations. This doubtful and supernatural tale can be read, within the context of the exhibition, as a disquieting allegory of global abstract communication.
 
Karl Holmqvist has been working for many years with performance, video, text and sculpture. His work deals in an original and sophisticated way with the issues of political poetry and its visual presentation. Holmqvist builds a visionary trajectory that crosses the most painful and problematic aspects of contemporary life but also touches the familiar peninsula of pop songs and advertisements. Meticulously extracting all the politically poetic moments of everyday life, the artist deals with the un-representable by using several devices, such as projections of a black surface furrowed by white subtitles displaying the words that his off voice pronounces in the soundtrack. The video presented in this exhibition is a recent work entitled 'I'll make the world explode'.
 
Damian Le Bas's work articulates an imaginary psychogeography superimposed to the objective representation of space that maps are supposed to provide. The graphic identity of territories and nations is obliterated in his works by emotional and almost expressionist paintings; the land – even in its representation - becomes the base and the support for the artwork, it's noting but a surface to populate in the densest way possible.
 
Delaine Le Bas has a singular practice of constructing shelters inside the exhibition space. Inspired by the forms and the materials of a spontaneous gypsy architecture, her sculpture organizes zones that recall memories of childhood and feelings from the margins of the urban and social life. She works with different medias creating a confusion of vernacular elements and sculpturally refined gestures. Feminist aspects are also present in her practice that evoke and deconstructs stereotypes surrounding gypsy women.
 
Claire Fontaine, intervening here as a curator, is a collective Paris based artist currently represented by gallery T293. She works with neon, video, sculpture, painting and text, her practice can be described as an ongoing interrogation of the political impotency and the crisis of singularity that seem to define contemporary art today. For this exhibition she presents a neon sign that reads 'Foreigners Everywhere' in the Romany language.

In November 2009, this exhibition was hosted in Dvir Gallery, Tel Aviv.

[1] Arecibo is on the northern coast of Puerto Rico and contains a natural disc-shaped hole in the rock. Inside this bowl was constructed the world's largest radio-telescope, with a diameter of 1000 feet.
In 1974 a number of modifications had been carried out to the transmitter, enabling it to broadcast signals at a power of up to 20 terawatts (1 terawatt = 1 trillion watts) and as an inaugural test of these improvements it was decided by SETI to transmit an encoded message to the heavens. This signal was aimed towards the globular star cluster M13, some 25,000 light years away and consisting of some 300,000 stars in the constellation of Hercules.

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