mercoledì 7 aprile 2010

Carceri, rivolta Porto Azzurro. Responsabili detenuti stranieri - SAPPE: incrementare le espulsioni


 

Carceri, rivolta Porto Azzurro. Responsabili detenuti stranieri - SAPPE: incrementare le espulsioni

Appello del SAPPE: "Incrementare concretamente le espulsioni dei detenuti stranieri.

Governo Berlusconi e Ministro Alfano definiscano presto trattative con Paesi d'origine"

 

"Dalle prime indagini effettuate dalla Polizia Penitenziaria, i responsabili della rivolta del carcere di Porto Azzurro di ieri pomeriggio sarebbero 16 detenuti stranieri di orgine magrebina. I detenuti stranieri reclusi a Porto Azzurro sono quasi il 60% di quelli presenti, per cui si deve per prima cosa trasferire immediatamente i rivoltosi ed arrivare a incrementare concretamente il grado di attuazione della norma che prevede l'applicazione della misura alternativa dell'espulsione per i detenuti stranieri i quali debbano scontare una pena, anche residua, inferiore ai due anni; potere che la legge affida alla magistratura di sorveglianza".

Così Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria. Numeri "incontrovertibili", dice. "Oggi abbiamo in Italia oltre 67.000 detenuti: quasi 25mila (oltre il 37% del totale) sono stranieri. Questo accentua - per le difficoltà di comunicazione e per una serie di atteggiamenti troppo spesso aggressivi - le criticità con cui quotidianamente devono confrontarsi le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria. Si pensi, ad esempio, agli atti di autolesionismo in carcere, che hanno spesso la forma di gesti plateali, distinguibili dai tentativi di suicidio in quanto le modalita' di esecuzione permettono ragionevolmente di escludere la reale determinazione di porre fine alla propria vita. Le motivazioni messe in evidenza sono varie: esasperazione, disagio (che si acuisce in condizioni di sovraffollamento), impatto con la natura dura e spesso violenta del carcere, insofferenza per le lentezze burocratiche, convinzione che i propri diritti non siano rispettati, voglia di uscire anche per pochi giorni, anche solo per ricevere delle cure mediche. Ecco, queste situazioni di disagio si accentuano per gli immigrati che per diversi problemi legati alla lingua e all'adattamento pongono in essere gesti dimostrativi. Non solo: i fatti di Porto Azzurro dimostrano che c'è chi pensa di poter continuare a delinquere anche in carcere! E questo è inaccettabile".

Il SAPPE chiede dunque al Governo Berlusconi di "recuperare il tempo perso su questa significativa criticità penitenziaria e di avviare rapidamente le trattative con i Paesi esteri da cui provengono i detenuti - a partire da Romania, Tunisia, Marocco, Algeria, Albania, Nigeria - affinchè scontino la pena nei Paesi d'origine. Per il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria " è fondamentale trovare accordi affinche' gli stranieri scontino la pena nei Paesi d'origine. Questo, oltre a mettere un freno ad una grave emergenza, potrebbe rivelarsi un buon affare anche per le casse dello Stato, con risparmi di centinaia di milioni di euro, nonche' per la sicurezza dei cittadini. Un detenuto – ricorda Capece - costa infatti in media circa 300 euro al giorno allo Stato italiano".

 

Roma, 7 aprile 2010


 

Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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