martedì 30 marzo 2010

POLIZIA PENITENZIARIA: AD ABANO TERMINE IL CONSIGLIO NAZIONALE SAPPE - Troppe le aggressioni agli Agenti ed i suicidi dei detenuti: "Serve una nuova politica della pena"



 

POLIZIA PENITENZIARIA: AD ABANO TERMINE IL CONSIGLIO NAZIONALE SAPPE - Troppe le aggressioni agli Agenti ed i suicidi dei detenuti: "Serve una nuova politica della pena"

 

 

 

Sono in corso di svolgimento ad Abano Terme i lavori del 21/mo Consiglio Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. La manifestazione è effettuata con il patrocinio della Regione del Veneto e della città di Abano. Vi partecipano i Consiglieri Nazionali e Segretari Regionali di tutta Italia. Messaggi di buon lavoro al SAPPE sono arrivati dalle più alte cariche dello Stato, da Napolitano a Schifani e Fini, ed anche il Capo dell'Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta ha inviato un suo indirizzo di saluto.

Ad Abano Terme in queste ore si discute in particolare della grave situazione carceraria, che vede il pesante sovraffollamento delle strutture (più di 67mila i detenuti presenti, a fronte di una capienza regolamentare di 43mila posti) e le altrettanto significative carenze di organico del Corpo - circa 5mila unità -, condizioni che rendono particolarmente gravose e stressanti le condizioni di lavoro delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria. Testimonanza delle gravi criticità penitenziarie, le pressochè quotidiane aggressioni a poliziotti penitenziari e l'alto numero di detenuti suicidi.

"L'attuale sovraffollamento va a discapito delle condizioni detentive in linea con il dettato costituzionale previsto dal terzo comma dell'articolo 27 e delle condizioni lavorative delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria che lavorano nella prima linea delle sezioni detentive. Se il carcere è in larga misura destinato a raccogliere il disagio sociale, è evidente come la società dei reclusi non possa che essere lo specchio della società degli uomini liberi. In altri termini, sembra  che lo Stato badi solo ad assicurare  il contenimento all'interno delle strutture penitenziarie. E' giunta l'ora di ripensare la repressione penale mettendo da un lato i fatti ritenuti di un disvalore sociale di tale gravità da imporre una reazione dello Stato con la misura estrema che è il carcere, e dall'altro, anche mantenendo la rilevanza penale, indicare le condotte per le quali non è necessario il carcere (ipotizzando sanzioni diverse). E' chiaro che una opzione di questo tipo dovrebbe ridisegnare il sistema a partire dalle norme in materia di immigrazione e dalla individuazione delle risorse per affrontare il tema delle dipendenze e dei disturbi mentali fuori dal carcere. Rispetto ad una situazione così dirompente per l'organizzazione penitenziaria è necessario interrogarsi su che cosa fare e quali iniziative intraprendere" ha tra l'altro detto il Segretario Generale SAPPE Donato CAPECE. In proposito, Capece ha sottolineato come "il SAPPe da sempre propone una nuova politica della pena, prevedendo un maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione e l'adozione di procedure di controllo mediante strumenti elettronici o altri dispositivi tecnici, come il braccialetto elettronico; efficienza delle misure esterne e garanzia della funzione di recupero fuori dal carcere potranno far sì che cresca la considerazione della pubblica opinione su queste misure."

Roma, 30 marzo 2010

 

Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Per ulteriori informazioni: Dott. Donato CAPECE (335.7744686)