giovedì 7 gennaio 2010

Diritti umani e libertà religiosa in Iran

DIRITTI UMANI E LIBERTA' RELIGIOSA IN IRAN

IMMINENTE IL PROCESSO DEI SETTE DIRIGENTI BAHA'I IN IRAN

GINEVRA, 5 gennaio (BWNS) – Recenti sviluppi in Iran hanno suscitato gravi preoccupazioni sulla sorte dei sette dirigenti baha'i il cui processo è stato fissato per martedì prossimo.

«Troppe volte la comunità baha'i in Iran è stata sottoposta a campagne di diffamazione e a false accuse inventate per orientare l'attenzione di una popolazione inquieta verso i baha'i distogliendola dai centri di potere», ha detto Diane Ala'i, rappresentante della Baha'i International Community presso le Nazioni Unite a Ginevra. «E ora, in questi giorni che precedono il processo, alcuni segnali indicano che ancora una volta si sta facendo dei baha'i un capro espiatorio.

«Invece di accettare la responsabilità dei disordini nel paese, il governo iraniano cerca di incolpare gli altri, come le potenze estere, le organizzazioni internazionali e i mezzi di informazione, gli studenti, le donne e i terroristi. A questo lungo elenco di ipotetici criminali sono stati aggiunti ora anche i baha'i», ha detto.

«Negli ultimi giorni i mezzi di informazione sponsorizzati dal governo hanno accusato i baha'i di essere responsabili dei disordini che si sono verificati il sacro giorno di Ashura», ha detto la signora Ala'i. «Chiaramente con questa accusa si vuole suscitare il pubblico risentimento contro i sette baha'i trattenuti nella prigione Evin. Pensiamo, con grande preoccupazione, che il governo, o elementi ultraconservatori al suo interno, possano usare i disordini in Iran per giustificare misure estreme contro queste persone ingiustamente imprigionate.

Questa preoccupazione è cresciuta domenica, ha detto, quando le autorità hanno prelevato 13 baha'i dalle loro case a Teheran, li hanno portati in un centro di detenzione e hanno cercato di convincerli a firmare un documento che diceva che in futuro non avrebbero più fatto alcuna dimostrazione.

«Facendo due più due, la situazione dei dirigenti baha'i è estremamente pericolosa. Siamo molto preoccupati per la loro sicurezza.

«Ci a spettiamo che il loro processo sia una farsa, con un risultato già deciso », ha detto.

«Se capiterà qualcosa a questi sette baha'i prima o dopo il processo, se ne dovrà ritenere responsabile il governo iraniano », ha detto la signora Ala'i. «Chiediamo alla comunità internazionale di dire chiaramente all'Iran che lo osserverà e che si aspetta che ogni processo sia pubblico e celebrato secondo i principi internazionalmente riconosciuti del giusto processo ».

I sette dirigenti sono la signora Fariba Kamalabadi, il signor Jamaloddin Khanjani, il signor Afif Naeimi, il signor Saeid Rezaie, la signora Mahvash Sabet, il signor Behrouz Tavakkoli e il signor Vahid Tizfahm. Sono stati arrestati nella primavera del 2008 e da allora sono stati detenuti nella prigione Evin.

Fonti ufficiali iraniane hanno detto che i sette sono accusati di «spionaggio a favore di Israele, insulti contro la sacralità della religione e propaganda contro la repubblica Islamica». Tutte queste accuse sono totalmente infondate, ha detto la signora Ala'i.

Il processo era stato fissato per luglio, agosto e ottobre ma ogni volta era stato rimandato. In dicembre, ai legali è arrivata la notifica che la data del processo era stata fissata per il 12 gennaio.

La signora Ala'i ha rimarcato che le persecuzione dei baha'i in Iran si sono costantemente intensificate durante il 2009. Attualmente, circa 48 baha'i sono in prigione e molti altri in tutto il paese hanno subito ispezioni domiciliari, confische di beni personali e ripetuti arresti del tipo revolving-door. Dallo scorso marzo, una sessantina di baha'i sono stati arrestati e imprigionati per periodi che vanno da una sola notte a parecchi mesi.

È anche proseguita una campagna anti-baha'i nei mezzi di informazione, ha detto, che è culminata nell'assurda accusa mossa la settimana scorsa che i baha'i erano coinvolti nel provocare i recenti disordini civili del sacro giorno di Ashura il 27 dicembre.

L'agenzia di stampa semi-ufficiale Fars, per esempio, ha scritto l'indomani che il Ne'mattollah Bavand, descritto come «esperto» di questioni politiche, ha affermato che «dietro la recente crisi e i recenti disordini c'è il bahaismo guidato dal sionismo».

La signora Ala'i ha detto che queste dichiarazioni hanno suscitato molte preoccupazioni fra i baha'i inducendoli a pensare che vi sia uno sforzo coordinato per introdurre queste false accuse nell'imminente processo.

Fra le 13 persone arrestate il 3 gennaio c'erano alcuni parenti di due dei dirigenti imprigionati, Negar Sabet, figlia di Mahvash Sabet, Leva Khanjani, nipote di Jamaloddin Khanjani e suo marito, Babak Mobasher. Le altre persone arrestate sono Jinous Sobhani, già segretaria della signora Shirin Ebadi, e suo marito Artin Ghazanfari, Mehran Rowhani e Farid Rowhani, che sono fratelli, Nasim Beiglari, Payam Fanaian, Nikav Hoveydaie e sua moglie, Mona Misaghi e Ebrahim Shadmehr e il figlio, Zavosh Shadmehr.

Per leggere l'articolo in inglese:

http://news.bahai.org/story/745

Copyright 2010 by the Baha'i World News Service.

www.bahai.it

foto: I sette «dirigenti» baha'i che saranno processati il prossimo 12 gennaio: seduti, Behrouz Tavakkoli e Saeid Rezaie, in piedi, Fariba Kamalabadi, Vahid Tizfahm, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi e Mahvash Sabet. La fotografia è stata scattata molti mesi prima del loro arresto nella primavera del 2008.


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