Luogo: Galleria Delloro
Indirizzo: via del Consolato 10 – 00186, Roma.
Vernissage: Venerdì 4 dicembre ore 19.00 (fino al 15 febbario)
orari: martedì-sabato 16.30-19.30
telefono: 06 / 64760339
Web: www.galleriadelloro.it
Mail: info@galleriadelloro.it
Geometrie di luce rimbalzano fra i palazzi per poi aggredire le sale della galleria, le fibre ottiche penetrano dalle facciate dei palazzi negli spazi espositivi coniugando così l'ambiente esterno con l'ambiento interno.
Delloro Arte Contemporanea è lieta di presentare il primo intervento ambientale urbano di Carlo Bernardini a Roma.
Dopo qualche anno di assenza nella capitale l'artista ci stupisce ancora una volta con un'installazione site specific che coinvolge oltre gli spazi espositivi i palazzi prospicienti alla galleria: le linee di luce ridisegnano la facciata cinquecentesca di San Giovanni dei Fiorentini che fa da sfondo all'intervento in fibra ottica di via del Consolato, allo spettatore viene rivelato uno spazio riconfigurato completamente, le architetture circostanti continuano ad esistere ma reinterpretate con diverse prospettive, un nuovo piano geometrico vi si sovrappone ma contemporaneamente interagisce e dialoga con esse.
Come lo stesso artista ci rivela "L'installazione si appropria dello spazio e lo fagocita nel suo interno. E' un rapporto di dominio quello che la forma spaziale instaura con il luogo, lo penetra, lo feconda, lo riduce in suo potere sino a trasformarlo in essa stessa".
Al centro della sala una grande scultura in acciaio inox riceve la fibra ottica e ne moltiplica le geometrie luminose sulle pareti della galleria che perde il suo ruolo di semplice contenitore trasformandosi appunto in opera d'arte essa stessa.
Ma l'installazione alla Galleria Delloro assume una valenza sopratutto riepilogativa, in essa sono racchiusi i concetti e i traguardi dell'ultimo anno di ricerca, anno che soprattutto sotto il punto di vista espositivo per Bernardini è stato veramente impegnativo.
Innanzi tutto la grande personale a Milano da Grossetti Arte Contemporanea, dove l' artista ha sviluppato il concetto di attraversamento degli spazi bucando letteralmente le mura della galleria, l'esposizione a Villa del Grumello a Como in occasione di Open Mind(s) e l'invito da parte di Bruno Corà al Museo d'arte contemporanea di Lugano con un opera omaggio a Duchamp.
Sempre del 2009 è stata la grande installazione a New York in occasione del D.U.M.B.O. Art Festival che quest'anno ha visto un affluenza di più di 5.000 visitatori, dove l'artista ha presentato una aggiornata versione dello "Spazio permeabile" esposto nel 2003 alla Quadriennale, servendosi oltre che della fibra ottica anche della superficie elettroluminescente, un vero e proprio tessuto luminoso posto in dialogo con le geometrie lineari delle fibre ottiche.
Dopo i grandi interventi ambientali a Valencia (al Giardin Mediterraneo di Santiago Calatrava nel 2007) e a Bologna (a Piazza S.Stefano, la Piazza delle Sette Chiese in occasione di Art First 2009) non viene smentita la propensione di Carlo Bernardini a misurarsi con architetture di grandi dimensioni: a metà novembre infatti è stato presentato l'ambizioso progetto di Palazzo Litta, dove le fibre ottiche partendo dalla facciata del palazzo seicentesco si insinuano sino alle sue sale interne attraversando pavimenti e pareti, inglobando e ridisegnando gli spazi architettonici.
Da non dimenticare infine la partecipazione al progetto Twister dei musei lombardi, che ha portato all'acquisizione da parte del MAM di Gazoldo degli Ippoliti di una sculto-installazione di 6 metri in acciaio e fibre ottiche ora in mostra permanente nei giardini del museo.
A coronare questo denso anno espositivo a gennaio 2010 verrà presentato in occasione dell'Arte Fiera di Bologna un volume monografico che ripercorre 20 anni di attività, comprensivo dei testi teorici di Bernardini e i principali testi critici sul lavoro dell'artista.
Carlo Bernardini nasce a Viterbo nel 1966; esordisce nei primi anni '90 con una pittura astratta la cui attenzione è rivolta al confronto dialettico tra la linea e il monocromo, affrontando fin da subito il tema concettuale e raffigurativo del rapporto spazio-luce.
Questa ricerca lo porta nel 1996 a presentare al Palazzo delle Esposizioni di Roma per la XII Quadriennale dei lavori su tavola di grandi dimensioni con interventi di pigmenti e fosforo che, attraverso l'esposizione alla luce di Wood, generano due distinte e autonome condizioni visive: la prima in luce reale, la seconda al buio come una sorta di negativo fotografico della prima.
Nella prima metà degli anni '90 il suo lavoro giunge ad affrontare la terza dimensione, dapprima facendo fuoriuscire dalle superfici di tela o tavola dei tubi d'acciaio che proiettano ombre reali, poi progettando e realizzando a partire dal 1996 installazioni in fibre ottiche e sculture-installazioni in acciaio inox e fibre ottiche, superfici OLF (Optical lighting film) e superfici elettro-luminescenti, che lo spettatore percepisce in modo diverso, e con forma diversa, a seconda del variare della sua posizione nello spazio.
Nel 1997 pubblica il saggio teorico sulla Divisione dell'unità Visiva, dove affronta, appunto, la relatività delle percezioni e sensazioni nei confronti dell'opera.
Al 1999 risale la prima mostra personale alla Galleria Spaziotemporaneo di Milano, città nella quale si trasferirà a vivere e insegnare dopo una lunga permanenza nella capitale.
È proprio la sperimentazione di un mezzo espressivo nuovo come la fibra ottica che lo spinge ad interagire con le architetture e gli spazi esterni, giungendo così a trasformare l'ambiente da contenitore dell'opera ad opera stessa, concependo l'installazione come uno spazio permeabile dove lo spettatore entra, vivendo una nuova dimensione ridisegnata dalle linee di luce.
Dalla fine degli anni '90 gli vengono commissionate le prime installazioni ambientali in grandi spazi esterni; tra gli interventi di maggiore rilievo in luoghi pubblici và menzionata l'installazione alla Galleria Nazionale della Pilotta a Parma (1998), l'intervento ambientale a Reggio Emilia nella spettacolare cornice cinquecentesca dei Chiostri di San Domenico (1999) e la grande installazione a Padova realizzata su via Fiume al Palazzo della Ragione (2000).
Nel 2002 viene invitato alla XX Triennale di Milano e a Sculpture Space, Utica (New York); l'anno seguente alla XIV Quadriennale al Palazzo Reale a Napoli.
Sempre nel 2002 vince il premio Targetti Art Light Collection White Sculpture e per ben 2 volte (nel 2000 e nel 2005) il premio Overseas Grantee della Pollock Krasner Foundation di New York.
Proprio i numerosi soggiorni newyorkesi di questi anni sono determinanti nella concezione delle nuove sculture in cui la linearità, la tensione, e la spinta verso l'alto risentono del fascino dell'architettura razionale, verticale, luminosa e specchiante dello skyline della metropoli.
Nel 2004 progetta La Quarta Direzione dello Spazio, un'ipotesi visiva sperimentale in cui all'interno dell'installazione in fibra ottica si attivano al passaggio dei visitatori dei video interattivi di luce astratta in movimento, mirando a creare una sovrapposizione simultanea della percezione dinamica sulla percezione statica.
La realizzazione definitiva del progetto a cui prende parte con i video la film-maker brasiliana M.Sobral avverrà poi quattro anni più tardi a Milano presso la Galleria Bruna Soletti di Milano.
Tra le esposizioni internazionali di maggior prestigio di questi anni vanno citate la mostra del 2002 alla National Gallery of Contemporary Art di Bangkok, la grande mostra del 2004 al Museo Paço Imperial di Rio De Janeiro e la presentazione nel 2007 dell'installazione Event Orizont allo Swing Space di New York.
Del 2008 è il progetto Light Waves, opera permanente installata nell'ingresso dell'aeroporto di Brindisi in cui Bernardini attraverso l'interazione tra le sue sculture prismatiche di luce e un'installazione audiovisiva, genera una pulsione impalpabile dello spazio totale modificando la percezione del luogo.
Nello stesso anno presenta un gigantesco intervento ambientale nel "Giardin Mediterraneo" della Ciudad De Las Artes Y Las Ciencias di Valencia ponendo in dialogo le sue geometrie di luce con la celebre opera architettonica di Santiago Calatrava.
Contemporaneamente progetta per il Museo La Nau dell'Università di Valencia un'installazione che si estende in altezza su tre piani degli spazi espositivi, creando un disegno che cambia secondo i punti di vista e secondo gli spostamenti dello spettatore, che si trova così a vivere fuori e dentro l'opera. Un ulteriore sviluppo sperimentale del linguaggio si riscontra nelle Interrelazioni nello Spazio al Castello di Rivara, in cui un'unica installazione in fibre ottiche eludendo la fisicità delle pareti ingloba al suo interno gli ambienti , passando da parte a parte senza soluzione di continuità.
Ancora del 2008 è la sua mostra personale al Museo di Lissone, dove presenta oltre ad uno spettacolare intervento nelle sale del museo, un'imponente installazione aerea in esterno.
Il 2009 è un anno molto impegnativo sotto il punto di vista espositivo: in occasione di Art First 2009 presenta Codice Spaziale, un imponente installazione aerea che sovrasta la centralissima Piazza S. Stefano, viene invitato a New York per il D.U.M.B.O. Art Festival e realizza una grande scultura ambientale per il MAM – Museo Arte Moderna e Contemporanea di Gazoldo degli Ippoliti (MN) ed un'installazione alla GAM di Gallarate.
Lo stesso anno presenta un ambizioso progetto a Palazzo Litta, dove le fibre ottiche partendo dalla facciata del palazzo seicentesco si insinuano sino alle sue sale interne attraversando pavimenti e pareti, inglobando e ridisegnando gli spazi architettonici.
Sempre del 2009 sono le sue ultime tre mostre personali: alla galleria torinese Velan nella quale presenta l'installazione Codice Progressivo dello Spazio, a Milano da Grossetti Arte Contemporanea dove la fibra ottica attraversa e oltrepassa le pareti della galleria e infine alla Galleria Delloro di Roma dove progetta un'installazione che partendo dai palazzi prospicenti alla galleria penetra e si sviluppa all'interno degli spazi espositivi.
Carlo Bernardini vive e lavora a Milano; insegna Installazioni Multimediali presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.