martedì 30 giugno 2009

Cambiamento e abitudine

CAMBIAMENTO E ABITUDINE

Il futuro visto attarverso le lenti del passato
Parte prima
Arnold J. Toynbee, uno degli storici piú rispettati del ventesimo secolo, mette la sua profonda conoscenza della storia ed il suo interesse nel futuro dell'umanitá al centro del suo libro Change and Habit: The Challenge of Our Times, "Cambiamento ed Abitudine: il futuro visto attarverso le lenti del passato".
Toynbee propone che, per evitare l'autodistruzione e muoversi verso l'unificazione, l'umanitá deve liberarsi radicalmente da abitudini accumulate per generazioni.
Nella sua ricerca per individuare con precisione queste abitudini, Toynbee esamina stati e religioni che sono apparsi nel corso della storia umana, considera l'impatto che essi hanno avuto sulla nostra identitá collettiva ed, in seguito, suggerisce i fattori che, una volta realizzati, ci avvicinerebbero al sogno di un mondo unito.
Confrontando i risultati di Toynbee con gli Scritti Bahá'í, scopriamo una straordinaria armonia tra le lezioni imparate dalla storia e gli insegnamenti Bahá'í per l'ottenimento di una pace duratura.
La frase "nuovo ordine mondiale" é riapparsa di nuovo sulla stampa.
É il primo ministro inglese Gordon Brown (was quoted saying it this time), che viene citato questa volta, anche se non é la prima, in quanto aveva giá usato questa espressione anche prima di accedere alla sua carica.
Brown si unisce cosí ad una serie di capi di stato che, insoddisfatti dalla presente situazione, hanno usato questa frase per descrivere la visione di un futuro piú bilanciato ed equo; un mondo in cui avremo finalmente sbrogliato la matassa dei problemi economici, ambientali, morali, politici, e chi piú ne ha piú ne metta, che affliggono il genere umano.
La lista includeva, nel passato, Woodrow Wilson, Rajiv Gandhi, Mikhail Gorbachev, (Ronald Reagan n.d.t.), George H.W. Bush e Tony Blair. Altri, nel presente, sono Mikheil Saakashvili dalla Georgia, Abdullah Gül dalla Tuchia e ironicamente, considerando la continua persecuzione della comunitá Bahá'í in Iran (Iran's unabated persecution of the Baha'i community), Mahmoud Ahmadinejad.
Qusta lista, insieme con la lista di leader che hanno usato la frase "la fine della storia" o "l'era della globalizzazione" (pensate a Bill Clinton) e quella di coloro i quali hanno in vano fatto appello a maggiore unitá e giustizia nel commercio internazionale, é la prova che punta alla necessitá di una completa ristrutturazione.
Tutti i segni indicano che mentre le attuali agenzie a livello globale - come le Nazioni Unite e l'Organizzazione Mondiale del Commercio – in principio promuovono questi fini, in realtá, nella loro forma presente, non ne sono in grado, né posseggono l'appoggio assoluto dei loro stati membri necessario ad attuare un cambiamento duraturo.
Toynbee parte facendo un passo indietro da questo scenario per dare uno sguardo a ció che ci ha condotto fino a qui.
Studia le caratteristiche dei cosiddetti 'aspiranti a divenire stati mondiali' i quali, tramite un processo di conquiste e vittorie, si sono estesi molto al di lá dei loro confini originali con la meta di soggiogare il mondo intero sotto la propria dominazione.
Riconosce i loro successi ed esamina le ragioni per cui hanno ultimalmente fallito e, nel processo, estrapola diverse intuizioni (solo quattro delle quali tratterò in seguito).
Se, come si suol dire, il futuro va visto tramite le lenti del passato, questo parrebbe il punto perfetto per incominciare.

1. La tecnologia e la mentalitá globale
La rapida emersione di nuove tecnologie durante il secolo scorso ha eliminato le distanze che una volta separavano tribú e nazioni.
Ma la tecnologia, come evidenzia Toynbee e come pure si afferma negli Scritti Bahá'í, é una forza moralmente neutrale che puó essre usata, a seconda della volontá, per il bene o per il male.
Nell'era atomica, con testate nucleari che punteggiano l'intero pianeta, le conseguenze delle nostre scelte nell'uso della tecnologia sono cresciute a dismisura.
In altre parole, tentare di imitare l'approccio degli 'aspiranti a divenire stati mondiali' del passato - l'uso della forza per ottenere l'unitá – ora ha il potenziale di finire in catastrofe.
Per ovvi motivi non si puó attentarne l'esito.
Ottimisticamente, Toynbee asserisce che nel corso della storia quandunque l'umanitá si sia trovata a dover scegliere tra la sopravvivenza e la distruzione, la preferenza, eventualmente, é sempre stata in direzione della prima.
Questa volta peró, l'ostacolo da sormontare non riguarda semplicemente la correttezza delle decisioni sull'uso della tecnologia ma, soprattutto, il superamento dell'abitudine alla divisione che ha caratterizzato il 99% dell'arco della storia umana.
Il 99%? Davvero?
Sinteticamente, si. Il mondo si separó in parti distinte piú di 900.000 anni fa, mentre il primo degli 'aspiranti a stati mondiali' - l'impero egiziano – fu stabilito circa 5.000 anni fa.
Per cui, relativamente parlando, il movimento verso l'unità é avvenuto in un batter d'occhio (senza contare la sostanziale accellerazione negli ultimi 150 anni).
Appare chiaro perció che l'umanitá ha un'intera storia di sentimenti antagonistici da superare prima di poter abbracciare una nuova cultura di appartenenza mondiale.
Il che potrebbe spiegare, almeno in parte, il motivo per cui la diplomazia internazionale é uno sforzo cosí penoso per tutti i coinvolti: semplicemente non siamo abituati ai fatti della vita nel villaggio globale.
Questa sconnessione tra i nostri tentativi (spesso nobili) all'instaurazione della pace internazionale e le nostre decisioni finali, é incapsulato in questa gemma dalla Comunitá Internazionale Bahá'í:
"In questo secolo l'umanità ha tentato per due volte di costruire un nuovo ordine internazionale. Questi due tentativi hanno entrambi cercato di affrontare l'emergente riconoscimento dell'interdipendenza planetaria, mantenendo intatto nel contempo un sistema che antepone la sovranità dello stato ad ogni altra cosa". 3 Turning Point For All Nations
Il processo di trasferimento della lealtá dalla propria tribú o nazione all'umanità intera é, secondo i Bahá'í, la condizione essenziale da nutrire nell'interesse della pace e della prosperitá universali.
Nella storia, secondo Toynbee, i personaggi principali che hanno cercato di promuovere sentimenti universali di buona volontá sono stati i fondatori delle religioni mondiali ed i discepoli a loro piú vicini.
É interessante per cui notare che relativamente pochi degli aderenti a queste religioni siano riusciti a spezzare le catene della lealtá tribale, nazionale o, invero, religiosa per amore dell'intera famiglia umana.
É quasi come se si fosse raggiunto un punto di saturazione al di lá del quale l'unitá sociale non si riesce piú a mantenere.
Le ragioni, secondo la Fede Bahá'í, non hanno nulla a che fare con il possibile fallimento da parte di Buddha, Cristo, Maometto o dei fondatori delle alter religioni.
Il problema giace, piuttosto, a) nella capacitá umana al tempo in cui il messaggio era stato rivelato e b) nella condizione attuale della societá.
Sarebbe stato futile, per esempio, cercare di promuovere sentimenti di unitá mondiale quando si credeva che il mondo fosse piatto e che finisse all'orizzonte!
In questa epoca Baha'u'llah rinnova il messaggio eterno di amore universale e lo estende fino ad abbracciare l'intero globo:
"Non ci si vanti di amare il proprio paese, bensi di amare il mondo intero …" .4
"Presto il presente ordine sarà chiuso e uno nuovo ne sarà aperto in sua vece". 5

1. http://www.telegraph.co.uk/finance/financetopics/g20-summit/5097195/G20-summit-Gordon-Brown-announces-new-world-order.html visionato il 24 Giugno 2009
2. http://www.iranpresswatch.org/ visionato il 24 Giugno 2009
3. Comunitá Internazionale Bahá'í, Una svolta per tutte le nazioni, p. 2, Casa Editrice Baha'i, 1995.
4. Bahá'u'lláh, Spigolature dagli Scritti di Bahá'u'lláh, p. 97. Casa Editrice Bahá'í, 2002.
5. Bahá'u'lláh, Spigolature dagli Scritti di Bahá'u'lláh, p. 9. Casa Editrice Bahá'í, 2002.

Traduzione libera di Nilufar dell'articolo "Change and Habit"- Parte I^ di Nadim:
http://www.bahaiperspectives.com/current-affairs/2009/05/16/change-and-habit-the-future-through-the-lens-of-the-past/

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