martedì 5 maggio 2009

Quante aziende cambia in media una persona nella propria vita lavorativa?

C'era una volta il "posto fisso", quello che tutti trovavano subito dopo aver terminato gli studi e che – di buon grado o per senso del dovere – vedeva tutte le stagioni della vita di una persona, accompagnandola dalla giovinezza all'età adulta, fino a portarla poi alla pensione. Non stiamo parlando di fatti che accadevano nell'era mesozoica, né stiamo leggendo l'incipit di una fiaba per bambini. Succedeva appena trent'anni fa ...
Oggi, siamo entrati in un'altra era geologica dove impera la "flessibilità" e, per ambizione o per necessità, tutti siamo spinti a una certa "motilità" e "mobilità". Come tante api sui fiori, saltelliamo da una azienda all'altra, tentando di lasciare un'impronta positiva del nostro "esserci stati". Ma ancor oggi, nascosti fra la moltitudine, esistono professionisti che hanno stretto con il loro "primo" lavoro un vincolo ancor più indissolubile del matrimonio (specie oggigiorno)!

Ma quante aziende cambia in media una persona nella propria vita lavorativa? Ce lo siamo chiesti qui, tra le mura della redazione di Profumo di Carriera, e abbiamo voluto girare la domanda a voi.

Ebbene: "Quante aziende hai cambiato o presumi di cambiare nella tua vita lavorativa?" Il 42% dei votanti, basandosi sulla propria personale esperienza, risponde dalle 5 alle 7 aziende. A quest'ampia fetta di popolazione s'aggiunge un altro 34%, che dichiara d'aver cambiato dalle 3 alle 5 aziende nella propria vita lavorativa. Il 16% dei votanti addirittura sostiene d'aver già superato le 7 aziende, o che presto taglierà il traguardo. Mentre invece, dall'altra parte dell'orizzonte, solo l'8% delle persone sostiene che nella propria vita professionale rimarrà nel range da 1 a 3 aziende.
Per quanto si tratti di statistiche, ottenute da una popolazione ristretta di votanti, sembrano fotografare bene la realtà di oggi. Ma, per non restare nella superficie, abbiamo cercato di capire i motivi che spingono le persone a cambiare spesso lavoro o, viceversa, a rimanere nella stessa azienda per tutta la vita. Per questo abbiamo realizzato delle interviste a campione. E riportiamo le più significative.
«Lavoro in Acciaierie Valbruna dal 1977, da quando avevo appena 19 anni». A parlare è Cesare Fasolo, che oggi ricopre il ruolo di responsabile Formazione e Sviluppo in Acciaierie Valbruna. «Da 32 anni nella stessa azienda, con funzioni e responsabilità che via via si sono accresciute nel tempo. Lei mi chiede il perchè della mia scelta? Ebbene: sono rimasto perchè professionalmente mi sento soddisfatto qui in Valbruna. Ho la fortuna di lavorare in un'azienda che è in costante sviluppo. Negli anni l'ho vista crescere, evolversi, internazionalizzarsi, aumentare il numero di prodotti realizzati e le filiali. E' una azienda che ha compiuto anche scelte pionieristiche. Spesso, si decide di cambiare lavoro quando vengono meno gli stimoli, a causa della staticità dell'azienda. Il professionista in questo caso va in asfissia, soffre. Ma in Acciaierie Valbruna i cambiamenti sono molto intensi, e non c'è mai stato un attimo di noia».
Diametralmente opposta l'esperienza professionale di Giuseppe Duso, rientrato nel settore delle costruzioni dopo un'esperienza variegata in una quindicina di aziende molto differenti fra loro. Quasi quarantasettenne, con 28 anni di lavoro alle spalle, Giuseppe Duso vanta: 5 anni nel settore della chimica per le costruzioni; 2 nelle imprese di costruzioni; 2 in aziende di costruzioni nel settore degli impianti di depurazione e altri 2 anni, sempre in aziende di costruzioni, ma nel settore delle strade; 3 anni e ½ in una impresa che lavorava nelle infrastrutture (dighe, gallerie); 1 anno tra Olanda e Germania negli elettrodotti; 5 anni in Omnitel ad occuparsi di start-up; altri 2 a Roma nel settore delle infrastrutture telefoniche; 4 anni nell'elettronica e nell'elettromeccanica; e infine da 2 anni è rientrato nel settore delle costruzioni, con un grosso gruppo di Treviso. Gli abbiamo chiesto i motivi che stanno dietro queste scelte. «Alla base del cambiamento – ci spiega Giuseppe Duso – c'è la voglia di fare cose nuove, di mettersi alla prova. In secondo luogo, quando hai individuato il lavoro che ti piace, che fa per te, cerchi di essere retribuito in modo adeguato. Cambi per andare in meglio. Chiaro che ogni volta che si cambia, si rischia di mettere a repentaglio la propria sfera emotiva e l'equilibrio familiare. Io sono fortunato: ho trovato una compagna d'avventure intelligente, che è diventata mia moglie».
 
 

Cristiana Boggian
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