lunedì 5 maggio 2008

Vittorio Paliotti: "Dentro di me una strega"

Dentro di me una strega

Di Vittorio Paliotti


  Nessuna meraviglia se, dopo aver scritto tanti libri di documentazione su Napoli, Vittorio Paliotti questa volta se ne sia venuto fuori con un romanzo. Sì, quel libro che s'intitola "Dentro di me una strega" e che reca in copertina un dipinto dai toni accesi di Handy Warhol , è proprio un romanzo e,  dicevamo, non c'è affatto da meravigliarsi. Come narratore, infatti, Vittorio Paliotti aveva già al suo attivo cinque romanzi, primo fra tutti quel "Casa con panorama" che, alcuni anni fa rappresentò un punto fermo nella letteratura italiana, dal quale fu ricavato anche una commedia e che venne tradotto in molte lingue. E poi, questo nuovo romanzo, "Dentro di me una strega" (Tullio Pironti editore, pagg. 234, € 12,00) non solo è ambientato a Napoli, e prevalentemente nei quartieri Chiaia e Posillipo, ma fa muovere, accanto a personaggi di fantasia, altri che, in controluce, evocano uomini e donne facilmente riconoscibili.

  Protagonista del romanzo è Marisa Del Monte Perez, una giovane donna non ancora trentenne, moglie di un affermato ingegnere e madre di una bambina di sette anni: Il personaggio di Marisa, pur emblematico, è certamente di fantasia, ma tutt'altro che frutto di invenzione sono alcuni  comprimari del romanzo. Domiciliata in un panoramicissimo superattico di via Petrarca, Marisa dispone di molte ore libere e dispone anche di molti soldi dal momento che Giorgio, suo marito, dirige, come ingegnere, la filiale napoletana di  una importantissima azienda di Milano. Quanto mai fedele al tranquillo Giorgio, Marisa dedica il suo (troppo) tempo libero a interminabili partite di burraco. Ma viene il giorno in cui le amiche che compongono il "tavolino" propongono di darsi, almeno per un pomeriggio, a un nuovo tipo di gioco. Servendosi di un bicchiere e di alcuni bigliettini, su ciascuno dei quali è stata scritta una lettera dell'alfabeto, queste signore perdigiorno pretendono di organizzare una bonaria e casereccia seduta spiritica. Il morto risponderà facendo spostare da una lettera all'altra il bicchiere tenuto sotto pressione dalle dita delle partecipanti fino a comporre frasi di senso compiuto.

  E chi si presenta, dopo tante chiamate infruttuose? Nientemeno che una certa Susanna, una strega vissuta nel Seicento e bruciata viva, come era in uso allora. A dar sicurezza ai giudici del tempo che realmente Susanna fosse una strega, lo provava, a dir loro, il fatto che lei, donna bellissima, avesse avuto un gran numero di amanti. Alle corte: Susanna, nel corso di una di quelle sedute spiritiche, dichiara che, da viva, era la fotocopia di Marisa, e che ora, dunque, il suo spirito, dopo aver tanto vagato alla ricerca di una sosia, si incarnerà in Marisa. Marisa, insomma, dovrà albergare dentro di sé l'anima di una strega. In cambio di questo inconsueto tipo di ospitalità, Susanna si disobbligherà facendo assaporare a Marisa gioie sessuali da non immaginarsi. Una serie di curiose coincidenze sembrano confermare le parole della strega. Ed ecco dunque che Marisa, da mogliettina borghese e conformista, si lancia, da un giorno all'altro, nelle avventure erotiche più strampalate. Sadomasochismo e festival del sesso sono soltanto degli assaggini di tutto quanto avverrà. Marisa, infatti, si troverà, suo malgrado, implicata in vicende di terrorismo, di spionaggio e di malcostume politico in quanto ricattata da un perfido deputato, un non meglio identificato, ma forse fin troppo identificabile, onorevole Cannavale.

  Enorme satira ai best-seller, ma satira anche all'odierno consumismo sessuale, "Dentro di me una strega" si legge con l'ansia continua di scoprire il contenuto di ogni pagina successiva. In una stagione letteraria, quale è la presente, nutrita da romanzi lodati per la loro pretesa importanza stilistica o concettuale, ma in realtà privi di leggibilità, fa piacere imbattersi in un libro come "Dentro di me una strega". Un romanzo che Vittorio Paliotti, per sua stessa ammissione, si è sforzato di dedicare alle lettrici e ai lettori. Non alla propria vanità di scrittore.

Mario Carillo