giovedì 22 novembre 2007

CALENDARI PER SVELARE LA BELLEZZA. MA DIETRO COSA SI NASCONDE?

 

 

Se la bellezza si potesse misurare a suon di calendari i conti sarebbero presto fatti. Bionde, more, rosse, ce n’è per tutti i gusti!

Alcuni sono maliziosi, altri sono più casti. Ci sono quelli promozionali e quelli editoriali. Insomma, belli o brutti che siano da anni i calendari dominano un mercato in costante crescita.

 

Tra veline, letterine, attrici e modelle la storia si perde nel corso del tempo. Come archivi storici, memoria futura di un fascino che non declina mai, i calendari hanno conosciuto fasi alterne. Difficile risalire a quello che fu il primo vero e unico, ma una cosa è certa: il loro successo non conosce tregua. Gli appassionati sono un gruppo sempre più nutrito. Ci sono gli eterni innamorati. Quelli che si affezionano alla loro beniamina e anno dopo anno aspettano con impazienza un nuovo capolavoro sexy.

Ci sono i collezionisti, coloro che accumulano intere raccolte di “donzelle dalle grazie svelate”. I più aspettano le new entry del momento. Corpi scolpiti dal desiderio di apparire e lasciare un’impronta nel mondo dello spettacolo. Ci sono le reginette dei calendari. Le insuperabili elette da un’arte maliziosa che si sono conquistate le luci della ribalta. Alessia Fabiani, Anna Falchi, Mascia Ferri sono solo alcuni nomi del firmamento delle stelle senza veli.

 

Donne che attraversano la strada dell’inflazione con sguardo fiero e corpi sinuosi, ammiccando seducenti all’obiettivo del fotografo.

Certo la palma d’oro spetta al calendario Pirelli. Dal 1964 ad oggi si è affermato come pilastro di arte e bellezza. Da 43 anni i più apprezzati artisti contribuiscono a rendere celebre quello che comunemente viene chiamato “The Cal”. Nonostante lo stop imposto per 10 anni tra il 1974 e il 1984 dalla recessione economica.

Inizialmente molto casto poi passato ad un sapore più aggressivo e seducente il Calendario Pirelli ha precorso i tempi anticipandone lo stile. L’immagine della donna viene interpretata come femmina da valorizzare e decostruire attraverso simboli, figure, colori e riflessi.

 Fra i tanti artisti, Richard Avedon che nel 1985 ha immortalato una giovanissima Naomi Campbell consacrandola all’olimpo della bellezza. Acerba e sensuale musa, la splendida modella di origini londinesi si può considerare  la regina di una forma di espressione affermata anche in Italia. Un fenomeno reso possibile grazie alle pagine patinate del calendario della rivista Max. Che, pioniera della malizia, presentava nel 1990 il calendario delle top model grazie alla bravura di Helmut Newton.

Merita inoltre una citazione speciale quello che, probabilmente (anche se risulta impossibile verificarlo con certezza), rappresenta uno dei primi lavori mai realizzati prima che la censura dell’Anno Santo facesse il suo corso per circa un ventennio. Risale infatti al 1950 il calendario sexy, se così si può dire, pubblicato dalla casa editrice C.E.N.A. di Milano. Per 30 lire era possibile acquistare questa vera e propria opera d’arte in 12 scatti decisamente casti ma già proiettati verso l’ideale erotico di fronte al quale nessuno ora si scandalizza più.

 

Da allora  la corsa agli scatti più sensuali è stata inarrestabile. Chi non ricorda le forme prorompenti di Monica Bellucci nel 1999 imbronciata di fronte all’obiettivo del fotografo? Oppure Sabrina Ferilli che l’anno successivo ha letteralmente scatenato il record di vendite.

 

Non c’è categoria in grado di resistere al fascino di uno scatto osé. Gli esempi si sprecano, dal Calendario delle Pescatrici, al Calendario Cofani Funebri. E ancora, il Calendario delle Casalinghe e quello delle Contadine. Senza tralasciare i lavori realizzati a scopo di beneficenza. Che a volte rispondono ai volti maschili dello spettacolo, come quello realizzato nel 2006 dai calciatori per l’Airc. Dunque chi più ne ha più ne metta, perché il filone non pare destinato ad esaurirsi rapidamente.

 

Ma questi sono solo alcuni esempi famosi di uno stile che sempre più aziende decidono di adottare per promuovere la propria attività. E’ possibile pensare ai calendari come ipotetici specchi riflettenti di una società fondata sul desiderio di apparire? Si, se questo viene inteso in maniera positiva. E con essa si riconferma la forza di uno strumento che, dislocato dalla sua essenza iniziale, si incontra perfettamente con la capacità di coniugare imprenditorialità ed eleganza.

 

Nato con lo scopo di stupire, sedurre e imprimere uno stile personale, il calendario è diventato un mezzo con cui valorizzare la presenza del marchio aziendale sul mercato. Che sia un regalo con cui omaggiare clienti e fornitori oppure un articolo in vendita che tutti possono acquistare, nel corso degli anni si è trasformato in un vero cult. Una ragione per cui sempre più spesso le aziende si rivolgono ad agenzie esperte nell’individuazione di location e modelle per la realizzazione di progetti dalle grandi potenzialità.  E tra business e brand spunta la bellezza e nasce l’affare.

www.madfactory.it