venerdì 20 aprile 2007

LAMPADE A BASSO CONSUMO: VANTAGGIOSE PER L'EFFICIENZA ENERGETICA MA PERICOLOSE PER L'AMBIENTE




LAMPADE A BASSO CONSUMO: VANTAGGIOSE PER L’EFFICIENZA  ENERGETICA MA PERICOLOSE PER L’AMBIENTE


Governo in ritardo, ci pensano i produttori
Presentato il piano dell’Ecolamp al Salone delle ecotecnologie in corso a Padova



Sembra sempre di aver trovato la soluzione ai problemi ambientali siano essi energetici che ecologici ma ogni nuovo strumento dell’uomo ha sempre un rovescio della medaglia.

Stiamo parlando delle lampade a basso consumo di energia che fanno risparmiare energia elettrica e limitano sensibilmente le emissioni di CO2 che sempre più si stanno diffondendo in tutto il mondo industrializzato ma, se non smaltite correttamente, possono provocare danni all’ambiente.
Il rovescio della medaglia delle nuove lampade a basso consumo è rappresentato, infatti, dalla presenza di mercurio e polveri fluorescenti che sono sostanze nocive per la salute dell’uomo e inquinanti per l’ambiente tanto che, giunte a fine ciclo di vita, vengono classificate, sia per la normativa europea che italiana, rifiuti pericolosi.

Il recente aumento delle concentrazioni di mercurio nell’atmosfera è, infatti, legato al processo di industrializzazione che, nell’ultimo decennio del XX secolo, ha causato un incremento delle emissioni atmosferiche visto che il mercurio rappresenta un materiale di scarto del carbone e viene usato nelle industrie dei metalli, dei cementifici e delle industrie chimiche. A questi si aggiungono utilizzi in altri settori quali il sanitario, l’agricoltura ma, soprattutto, l’elettronica. Il mercurio liquido, invece, disperso nell’ambiente, rientra facilmente nella catena alimentare e risulta pericoloso per il sistema neurologico, cardiovascolare, immunitario e riproduttivo.  

Tanto è vero che lo stato della California, sempre attento alle tematiche ambientali, prevede entro il 2012 la sostituzione delle vecchie lampade con quelle ad alta efficienza energetica per tutte le abitazioni e gli uffici. Un’idea ripresa dal Ministro dell’Ambiente tedesco che, con una lettera diretta al Commissario europeo per l’ambiente Stavros Dimas, ha proposto la medesima iniziativa anche per il vecchio continente dove, già il Portogallo, ha di recente ha posto un’accise che ha più che raddoppiato il costo delle lampade a incandescenza.
Gli ha fatto eco il suo collega australiano con una proposta ancora più innovativa e netta: messa al bando di tutte le lampade ad incandescenza. Entro il 2010 il governo australiano si impegnerà a sostituire progressivamente in tutto il Paese le vecchie lampadine con quelle di nuova generazione a basso consumo.

Una scelta impegnativa e coraggiosa che trova gran parte dei produttori pronti a cogliere le sfide provenienti dal mercato, studiando e proponendo prodotti sempre più eco-compatibili. Le lampadine, oggetto della direttiva europea e del decreto legislativo 151/05 sui rifiuti apparecchiature elettriche e elettroniche (RAEE), immesse annualmente sul mercato italiano sono circa 120 milioni di pezzi tra lampadine a fluorescenza, a ioduri metallici e neon. Oltre alla pericolosità hanno, inoltre, la caratteristica della fragilità essendo costituite per il 90% da vetro. Per questo motivo il 70% dei produttori che operano nel mercato italiano si sono già associati nel Consorzio per il Recupero e lo Smaltimento di Apparecchiature di Illuminazione denominato Ecolamp.

Siamo tutti pronti in attesa della pubblicazione dei primi decreti – ha dichiarato Paolo Colombo, direttore generale del consorzio in un intervento al SEP (Salone delle ecotecnologie) - condizione indispensabile perché il sistema parta. Abbiamo costituito anche il centro di coordinamento, organismo disciplinato dal decreto istitutivo del registro, del cui comitato direttivo fanno parte cinque rappresentanti dei consorzi più grossi. Purtroppo il decreto base, che è quello del registro nazionale dei produttori, si trova ancora nella fase di esame alla conferenza stato-regioni prevista per oggi e ancora una volta rinviata. Ci domandiamo – conclude Colombo - come il sistema possa davvero partire entro il 30 giugno come stabilito dall’ultimo decreto di proroga”.

Ivana Ruppi
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