martedì 22 agosto 2006

LIBERAZIONE GRIFONI PARCO DEI NEBRODI, LAV: OPERAZIONE INOPPORTUNA, MEGLIO SALVARE SPECIE A RISCHIO

 

Comunicato Stampa LAV Sicilia del 22.08.2006:

 

 

LIBERAZIONE GRIFONI NEL PARCO DEI NEBRODI, LA LAV:

OPERAZIONE INOPPORTUNA PER UN PROGETTO ARTIFICIOSO,

MEGLIO CERCARE DI SALVARE LE SPECIE A RISCHIO

 

 

In relazione alla liberazione di 5 avvoltoi grifoni (Gyps fulvus) in programma stasera ad Alcara Li Fusi (Messina) nel Parco regionale dei Nebrodi, la LAV esprime forti riserve sulla reintroduzione di questa specie.

 

Secondo la LAV, infatti, i rischi sono troppi e oltremodo elevati per proseguire il progetto di riportare questa specie estinta nei nostri territori. Affinché una reintroduzione faunistica abbia successo, occorre che le cause che ne determinarono la scomparsa siano rimosse. Ebbene, il grifone in Sicilia è stato estinto dall’uomo soprattutto attraverso i bocconi avvelenati e, in generale, il bracconaggio: fenomeni, questi, ancora drammaticamente presenti in tutta l’Isola; quella dello spargimento delle polpette avvelenate, inoltre, è un’attività criminale capillarmente diffusa tutto l’anno per sterminare nelle campagne volpi ed altri predatori mal tollerati da certa parte del mondo venatorio.

 

Il primato della Sicilia nel bracconaggio e nell’indisciplina venatoria è riconosciuto da tutti: ogni anno, all’apertura della caccia, sono decine e decine i rapaci e le altre specie super-protette che vengono portate ai centri di recupero regionali, tutti animali feriti con armi da fuco. Considerato che, come noto, i grifoni hanno un vasto home-range (“aree familiari” per le necessità vitali della specie), gli esemplari “liberai” nel Parco si muoveranno anche al di fuori dei confini dello stesso e, quindi, incorreranno inevitabilmente in simili rischi. Soprattutto i giovani e gli immaturi dei grifoni, inoltre, sono erratici ed effettuano spostamenti notevoli rispetto all’area di residenza abituale. L’unico modo di tenere legati i grifoni ad un territorio molto limitato è il cibo: allestire “carnai” dove in maniera continua e costante viene offerta artificialmente carne per evitare che gli avvoltoi liberati volino in cerca di carcasse di cui nutrirsi.

 

Catturare grifoni dalla Spagna, chiuderli in gabbia sui Nebrodi e poi liberarli nella speranza che vi rimangano, costituisce - con tutta evidenza - un’azione artificiale ed artificiosa che rischia di avvicinarsi molto ad un esperimento zootecnico in grado di dare solo qualche risultato in termini di immagine” dichiara Ennio Bonfanti, della LAV Sicilia. “Da tempo abbiamo chiesto all’Ente parco di conoscere il progetto di reintroduzione e, soprattutto, il bilancio degli animali finora liberati e di quelli successivamente censiti o trovati morti o di cui si è persa ogni traccia – prosegue Bonfanti -; purtroppo il Parco ci ha sempre negato queste informazioni e quindi in molti ornitologi, faunisti ed esperti di conservazione aumentano le perplessità circa queste iniziative. Maggiore attenzione e prudenza avrebbero probabilmente fatto desistere i responsabili persino dall’avviare questo progetto che a nostro giudizio non si concilia con le indicazioni del mondo scientifico internazionale contenute nella dichiarazione ufficiale "Translocation of Living Organisms" a cura della Commissione per la sopravvivenza delle specie dell'IUCN (International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources)”.

 

Considerato che, assieme alla Sardegna, la Sicilia è in testa tra le regioni più ricche di biodiversità già a rischio, la LAV ritiene che gli sforzi anche economici da attuare non siano quelli legati a progetti di reintroduzione forzata di specie già estinte ma, piuttosto, quelli di promozione di politiche puntuali di salvaguardia degli ecosistemi nella nostra Isola, delle specie a rischio di estinzione, di quelle minacciate o di quelle endemiche in pericolo. Occorre anche rivoluzionare la dissennata gestione venatoria e garantire reali controlli nelle aree protette siciliane.

 

 

 

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