Brain Emotion compie 3 anni: un esempio di imprenditorialita' tutta al femminile
L’agenzia di comunicazione Brain Emotion, esempio di imprenditorialità femminile giovane, raggiunge i tre anni di attività e con risultati a dir poco soddisfacenti.
L’ingegnere gestionale Elena Ianeselli, che ha dato vita nel 2003 all’agenzia Brain Emotion, ha avuto l’intraprendenza e la determinazione di realizzare il sogno che tante giovani donne tengono solo nel cassetto e nell’immaginazione: quello di creare e condurre una propria impresa composta da giovani creativi e professionali.
L’ imprenditrice, in seguito ad una precedente esperienza lavorativa sempre nel medesimo settore, si è resa conto di voler di agire in prima persona nel proprio lavoro per farsi carico sì di maggiori responsabilità ma soprattutto dei relativi meriti e della soddisfazione e dell’entusiasmo che solo il realizzare qualcosa di proprio può dare.
Negli ultimi tempi si sente parlare, sempre con maggiore frequenza rispetto al passato, di imprenditorialità femminile, di donne ormai sempre più presenti nei ruoli lavorativi rilevanti della nostra società. Le istituzioni cercano infatti di conferire a questo tema una crescente centralità nell’ambito dei loro programmi per tentare di agevolare l’accesso delle donne nel mondo dell’imprenditoria. Ecco allora un esempio di intraprendenza e determinazione tutta al femminile. La Brain Emotion infatti, per casualità o più probabilmente per singoli meriti, ha uno staff di sole donne, un gruppo molto affiatato e abituato ad uno stretto lavoro in team.
Aprire un’attività in proprio ha significato, per l’ingegner Ianeselli, non solo superare le ovvie difficoltà economiche e la forte concorrenza proveniente soprattutto da un polo catalizzatore come Milano, ma anche smantellare la mentalità di un mondo del lavoro ancora impreparato a trovarsi davanti a professioniste donne, soprattutto giovani.
Nel settore del marketing e della pubblicità le attività gestite da donne, tanto più se giovani, sono tenute a dimostrare più delle altre aziende condotte da uomini, le proprie capacità di comunicazione e di realizzazione di servizi e progetti di comunicazione. Agli occhi dei meno esperti infatti l’agenzia di comunicazione non offre oggetti concreti, quindi in un certo senso controllabili, ma capacità, immaginazione, idee e comprensione dei bisogni dei clienti. Tutto ciò naturalmente non è quantificabile se non nel momento della loro realizzazione e la giovane età spesso non facilita il raggiungimento del successo in questo lavoro.
Nonostante le varie problematiche che ha dovuto affrontare, oggi Brain Emotion è un’agenzia di comunicazione capace di offrire a medie e grandi aziende una consulenza a 360° su tematiche di comunicazione d’impresa. Garantisce ai propri clienti un concreto supporto comunicativo e strategico, fondato sulla costante ricerca del meglio, riuscendo a coprire tutti gli aspetti grafico-creativi, contenutistici e organizzativi su cui poggia un’efficace strategia di comunicazione e un’efficiente implementazione di quest’ultima.
Ascoltiamo in questa breve intervista l’esperienza e il vissuto di questa avventura imprenditoriale direttamente dalla voce della sua promotrice, l’ingegner Ianeselli:
Quali sono le tappe fondamentali del suo processo aziendale?
Brain Emotion è nata circa 3 anni fa. Dopo un’esperienza in una start-up dove seguivo diversi aspetti relativi a marketing, advertising e progetti di promo-comunicazione, ho maturato l’idea di focalizzarmi sulla comunicazione.
Più che l’idea, direi la passione! Sono rimasta nella mia città natale Verona per motivi organizzativi e perché credo che le buone idee non siano merito del luogo in cui nascono.
Ho quindi dato vita a questa struttura, incentrando l’attività sulla comunicazione che comunemente è abbinata a pubblicità ma che per me è qualcosa ben più capillare e per un’azienda si traduce in mille diverse sfaccettature ed azioni.
Al suo interno sono confluite naturalmente le mie competenze professionali acquisite, i miei studi (sono un ingegnere gestionale) e professionalità relative all’ideazione creativa e realizzazione di prodotti grafici.
L’inizio è stato a risorse minime, per poterci proporre ai clienti a condizioni agevolate e permettere loro quindi di conoscerci e testare le ns. abilità.
L’incremento di lavoro ha portato poi, dopo circa 6 mesi, ad un ampliamento della struttura commerciale e al consolidamento di molti rapporti di collaborazioni per cui ora possiamo contare anche su una rete di fornitori esterni stabili e fidati.
Nel corso del 2004, abbiamo attivato collaborazioni anche con staff delocalizzati, che ci permettono di coprire non solo i territori limitrofi alla ns. sede ma anche alcune delle città più importanti tra cui Roma, Milano e Bologna. Riusciamo così a garantire ai nostri clienti che il loro progetto non verrà delegato ad agenzie sconosciute ma a nostri partner di cui garantiamo l’affidabilità e la qualità di servizio.
Ad oggi manteniamo comunque una struttura snella che ci permette ancora di lavorare anche su progetti limitati e con budget ridotti, pur se il ns. target principale sono diventate aziende medio-grandi e grandi, con le quali lavoriamo sia a copertura completa di tutte le esigenze di comunicazione, sia su attività specifiche che in collaborazione con altri loro fornitori.
Uno staff tutto al femminile non crea qualche disagio a livello di relazioni interne tra colleghe?
In effetti per casualità e per i meriti singoli lo staff della Brain Emotion è tutto al femminile, almeno se escludiamo qualche consulente esterno di supporto. Ma è un gruppo molto affiatato, abituato ad un lavoro in team molto stretto, privo di ogni formalismo o aspetto burocratico e fondato sulla responsabilità di ciascuna per il proprio ruolo. Ovviamente c’è una struttura gerarchica minima, necessaria per l’ordine generale ma non va mai ad influire sulla parte creativa del lavoro.
Probabilmente siamo un’eccezione ma il nostro gruppo non risente del fatto di essere composto da sole donne. Anzi, direi che se il team femminile è affiatato e ben strutturato, come il nostro, si ha una marcia in più, data da una spiccata sensibilità e una forte determinazione: elementi molto importanti se non indispensabili al nostro lavoro. Sfatiamo quindi un mito! Le donne insieme possono essere veramente un team vincente e non attraversato da invidie o rivalità come si è portati spesso a pensare.
Perché la scelta del nome Brain Emotion?
Brain Emotion è nato come sintesi di due aspetti che ritengo cruciali nel fare comunicazione: cervello da una parte e cuore dall’altra.
Cervello come razionalità e concretezza. Sia in riferimento al proporre soluzioni al cliente razionali per costi, tempi e mezzi rispetto alla sua realtà aziendale e mercato di riferimento, sia in relazione ai contenuti della comunicazione che non possono comunque essere solo “aria fritta”…almeno se l’obiettivo è operare sul medio-lungo termine.
Cuore perché l’emotività è un motore fondamentale nelle nostre scelte. Una comunicazione anche precisa e puntuale ma arida perde gran parte delle sue potenzialità nella scarsa attenzione che riesce a suscitare intorno a sé.
Brain Emotion è un’ “emozione cerebrale”, è la sinergia di razionalità ed emozione…e in fondo è un po’ il mio percorso personale, un ingegnere che si appassiona alla creatività.
Il mercato è in crisi oppure nel Triveneto la situazione è migliore rispetto al resto d’Italia?
In realtà non sono del tutto certa neppure che si possa dire che il mercato è in crisi. Sicuramente infatti la situazione economica non è delle migliori e certo questo ha messo in difficoltà molte aziende che hanno tipicamente (ahimè!) tagliato come primi costi quelli in comunicazione.
Tuttavia mi sembra che spesso la crisi sia essenzialmente una sorta di previsione autoverificantesi. L’incertezza mi sembra l’elemento più importante. Un’incertezza e insicurezza che si riflettono nel rinvio di ogni iniziativa, aspettando per vedere che succede nel mercato. E’ questo immobilismo soprattutto che mi sembra penalizzi molto oggi l’avvio di progetti che potrebbero avere risultati veramente importanti, tanto più in un momento dove chi ha disponibilità per investimenti si è effettivamente ridotto in numero.
Quanto al Triveneto non mi pare di rilevare significative differenze. Direi anzi che come zona presenta difficoltà aggiuntive che vengono da una struttura industriale ancora molto padronale, dove sono in atto cambi generazionali che tuttavia non risultano per ora maturi per intraprendere nuove iniziative in campo comunicazione. Permane talvolta una certa diffidenza nei confronti del “consulente” esterno e in alcuni settori non c’è ad oggi la percezione e l’esigenza di muoversi in modo massiccio ma soprattutto coordinato in attività pubblicitarie.
Credo comunque che siamo in una fase di transizione e mi aspetto presto un’apertura dettata anche da una nuova concorrenzialità con cui oggi molte aziende della nostra zona si trovano a confrontarsi.
Verso quale mercato, o quali mercati si rivolge la sua azienda?
Non abbiamo un settore o mercato specifico ai quali è diretta la ns. offerta. La ns. attuale esperienza spazia in diversi ambiti sia b2c che b2b. Per fare qualche esempio: attività commerciali al dettaglio, istituti scolastici, aziende molitorie, hotel, centri benessere, locali pubblici, termosanitarie, calzaturifici,studi di ingegneria, ecc. Come si vede sia per dimensioni che per prodotto la gamma dei clienti è molto diversificata. Questo almeno in ambito di grafica e creatività. Sul fronte progetti speciali invece l’orientamento è prevalente su aziende che operano in mercati giovani con un target che va dai 15-18 fino ai 35-40 anni.
Abbiamo comunque fatto della flessibilità uno dei nostri marchi di fabbrica e fare “innesti” di concetti e tecniche da un settore all’altro, ovviamente opportunamente adattati e contestualizzati, è per noi un modo per portare al cliente idee innovative con cui distinguersi.
Quali sono i suoi obiettivi futuri?
Le posso rispondere con due parole: Crescere ancora! Continuiamo infatti ad operare per farci conoscere sempre di più, diffondere i nostri prodotti e servizi e soprattutto la nostra filosofia e il nostro modo di lavorare. Insomma stiamo cercando di far capire alle aziende perché noi crediamo in Brain Emotion, così che anche loro possano crederci.
Brain Emotion [http://www.brainemotion.it <http://www.brainemotion.it/> ]
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Chiara Martinato
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