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mercoledì 16 marzo 2011

FERRAIOLI(IDV): PERCHE’ NO ALLA PROPOSTA DI RIFORMA SULLA GIUSTIZIA DEL GOVERNO.

La Spezia,lì 16 Marzo 2011
 
Spettabile Redazione,
di seguito Vi trasmetto un comunicato stampa
riguardante l'attuale proposta di riforma sulla Giustizia.
Nel ringraziarVi per la Vostra gentile attenzione,
colgo l'occasione per salutarVi cordialmente.
Maurizio Ferraioli
Tel.329-8256232
 
COMUNICATO STAMPA
 
FERRAIOLI(IDV): PERCHE' NO ALLA PROPOSTA DI RIFORMA SULLA GIUSTIZIA DEL GOVERNO.
 
Quale dirigente provinciale della Spezia dell'Italia dei Valori ritengo che qualcosa debba sicuramente essere fatto in materia di Giustizia ma sono sicuro che non sono certo i tagli economici apportati e questa proposta di riforma da parte dell'esecutivo la strada giusta da percorrere. La Giustizia ha sicuramente bisogno di un aumento di personale, di maggiori risorse ed una moderna informatizzazione degli uffici e tante altre cose che sicuramente un corretto dialogo con gli "Operatori di Giustizia" potrebbero indicare. Il cosiddetto "Processo breve" seppur auspicato da molti, sia esso civile o penale, diventa una farsa quando si cerca di proporlo in forma retroattiva lasciando quel sapore amaro di strumento "salva amici ed amici degli amici".

La nuova proposta di riforma della Giustizia propone la separazione delle carriere malgrado il ruolo del Pubblico Ministero da quello del Giudice sia già delineato dal codice e più distinto che in passato. Nei numerosi Paesi stranieri dove questo sistema è adottato viene spesso contestata la scarsa indipendenza dei PM dall'esecutivo e quindi una certa inerzia nel perseguire, in caso di reati, i cosiddetti"colletti bianchi". Ma soprattutto, nella bozza di riforma in corso di elaborazione, vi sono ulteriori elementi di disturbo, che fanno pensare a un deliberato ridimensionamento del potere giudiziario. Innanzitutto, l'aumento dei membri laici -ossia di nomina politica- negli istituendi CSM e nell'Alta corte disciplinare (ora sono un terzo nel CSM unico; diventerebbero la metà negli istituendi organi, con ovvio incremento dei poteri di condizionamento sulle carriere e sulle vicende professionali sia dei giudici che dei PM).
Inoltre vi è il sostanziale "svincolo" della Polizia Giudiziaria dal Pubblico Ministero, il quale verrebbe a essere uno strumento di indiretto trasferimento di poteri investigativi da un organo indipendente quale il PM ad un organo facente comunque parte dell'esecutivo (la PG).
Poi c'è il problema del condizionamento dell'obbligatorietà dell'azione penale secondo una scala di priorità che verrebbe decisa in sede parlamentare e quindi da un potere politico.
Ce n'è abbastanza per dire che, al di là delle enunciazioni ufficiali, si tratta di una riforma che, oltre a eludere completamente i veri problemi della giustizia, finirebbe per ridurre in misura rilevante l'autonomia e indipendenza della magistratura che, a parole e solo a parole, si dichiara di non volere intaccare. Credo quindi che oltre ad essere un infelice intromissione della politica nella Magistratura e forse un sistema per distrarre l'attenzione dai processi che deve subire il nostro premier con una riforma che comunque richiederà percentuali e tempi che la porteranno sicuramente al referendum. La tristezza è quella di vedere sempre più una parte dell'Italia, spero comunque minoritaria, in conflitto con chi, al contrario, è demandato a tutelare i nostri diritti e verificare che siano rispettate le Leggi, punendo chi non le rispetta o chiedendo l'assoluzione per chi dimostra nel dibattimento di essere estraneo ai fatti. Nel concludere mi piace ricordare che in sistemi spesso citati a paragone,come quello francese, esiste la figura del Giudice Istruttore che non è assolutamente assimilabile al nostro GIP. Il Giudice Istruttore francese è un organo indipendente, ha poteri molto incisivi di impulso sulle indagini che in buona parte possono supplire a quelli del pubblico ministero, e che al contrario il nostro GIP non ha. Da noi, con la riforma, non ci sarebbe un simile organo propulsivo e al tempo stesso indipendente, con ciò che ne consegue in ordine all'autonomia e indipendenza nella fase inquirente.
Stupenda da citare, spesso ricordata parzialmente, la storia di Chirac, sottoposto a procedimento penale. Il PM -controllato dall'esecutivo- aveva chiesto l'archiviazione; il giudice istruttore, indipendente, ha invece deciso per il rinvio a giudizio e Chirac, volente o nolente, fece buon viso a cattiva sorte, e disse di volersi difendere nel processo per dimostrare la sua innocenza. Questo però accadde in Francia........e purtroppo è un'altra storia.


 
 
 

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