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sabato 20 novembre 2010

17 anni fa rapivano Giuseppe Di Matteo, la sua storia in un libro

Martedì prossimo cade l'anniversario del giorno del rapimento del piccolo Di Matteo, figlio di Santino che, dopo le bombe che costarono la vita a Falcone e Borsellino, cominciò a collaborare con lo Stato. Fu il primo a rivelare i retroscena delle stragi.

Un vertice tra Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, decise di fermare il fenomeno delle collaborazioni nelle famiglie mafiose rapendo un bambino e tenendolo segregato per più di 2 anni, prima di eliminarlo in modo orribile: strangolato e sciolto nell'acido.

Il rapimento avvenne nel maneggio di Villabate, dove Giuseppe, piccolo campione di salto a ostacoli, amava rifugiarsi appena aveva un po' di tempo libero. Si presentarono, travestiti da poliziotti della DIA, gli uomini del famigerato gruppo di fuoco di Brancaccio, guidati da Gaspare Spatuzza e del quale faceva parte anche il killer di padre Pino Puglisi, Salvatore Grigoli.La storia del bambino rapito dalla mafia la ricordano tutti, finora ne avevano scritto solo i carnefici, Giovanni Brusca, nel libro "Ho ucciso Giovanni Falcone", e Giuseppe Monticciolo, in "Era il figlio di un pentito", ma da alcune settimane è arrivato in libreria "Il bambino che sognava i cavalli - 779 giorni ostaggio dei corleonesi" che racconta -per la prima volta- questa storia dalla parte delle vittime. Il libro di Pino Nazio, nato da un incontro con Santino Di Matteo, è alla prima ristampa, dopo che la prima edizione è andata esaurita in pochi giorni. Il libro, associato da qualcuno al filone delle non fiction novel, arriva dopo una ricerca di oltre due anni, basata non solo su una lunga serie di incontri con il pentito Santino Di Matteo, la madre Franca Castellese, il fratello, il nonno e lo zio del bambino, ma anche da sopralluoghi in Sicilia, colloqui con i magistrati che si sono occupati del caso e con gli avvocati che sono stati a contatto con gli assassini, da minuziose ricerche tra carte processuali che sembravano dimenticate.

"Il bambino che sognava i cavalli" è dunque uno spaccato sulla mafia, sui suoi intrecci con finanza e politica, sulla cultura e sulla mentalità che ancora oggi condiziona una parte del Sud, sulla nascita e la fine dei terribili corleonesi di Totò Riina.

Giuseppe Di Matteo, diventato il il simbolo della fine della mafia stragista e più sanguinaria, ha contribuito a infliggere agli uomini del disonore che si sono accaniti contro di lui, decine e decine di ergastoli, a togliere la maschera ai picciotti che parlavano di un codice d'onore che li voleva rispettosi delle donne e dei bambini, a rompere il fronte dell'omertà che proteggeva Cosa Nostra, a infondere nella gente rabbia, indignazione e voglia di spezzare antiche, invisibili, catene. Se la lotta per la legalità in Sicilia oggi è più incisiva, lo si deve al lavoro di coraggiosi magistrati e appartenenti alle forze dell'ordine, di giornalisti e testimoni, ma anche al piccolo Giuseppe Di Matteo, giustamente definito "il bambino che ha sconfitto la mafia".

Pino Nazio (Roma, 1958) è sociologo, giornalista, attualmente firma il programma di Raitre "Chi l'ha visto?".

Santino di Matteo (Altofonte 1954) è stato un soldato dei corleonesi, per conto dei quali ha commesso dieci omicidi e ha partecipato alla strage di Capaci. Ha deciso di collaborare con la giustizia, aprendo la strada per arrivare alla verità sulle stragi. Dal 1993 vive sotto falsa identità in una località protetta.

Roma, 20 novembre 2010

Contatti: Serena Pieralli 3386356630 Lucia Pasquini 06.5894525 3288976669 Pino Nazio


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